BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Pavan M.geologia - 2

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GEOLOGIA

Come risulta evidente dallo schizzo geologico riportato nella Figura 1, che abbiamo ricavato dai rilievi di Desio e di Venzo [Desio. A. 1944. Sulla costituzione geologica dei dintorni di Trescore Balneario (Bergamo). - Atti Soc. It. Se. Nat. 83: 37-42. Venzo, S. 1945. Rilevamento geomorfologico della Val Cavallina a Sud del Lago di Endine (Bergamasco orientale) con particolare riguardo al glaciale. - Atti Soc. It. Se. Nat. 84: 57-97], il Buco del Corno si apre nell'affioramento di calcari compatti del Lias medio (Domeriano) sovrastanti i calcari saccaroidi del Lias inferiore che affiorano poco ad occidente della grotta. L'insieme dei calcari saccaroidi del Lias inferiore e dei calcari compatti del Lias medio formano la nota anticlinale di Zanobbio -Trescore. Poco ad oriente della grotta i calcari domeriani si trovano a contatto diretto, per opera di un sovrascorrimento tettonico, con gli scisti neri del Barremiano sovrastati dal " Sass de la Luna" (Cretacico medio inferiore) che costituiscono la parte bassa del fianco del M. Sega.


APPUNTI SULLA GENESI DELLA CAVITA'

Ci pare risulti evidente come la cavità nel suo insieme non debba la propria origine esclusivamente al corso d'acqua che la percorre, bensì erediti la sua attuale morfologia dall'azione erosiva combinata sulla direttrice di una preesistente rete di fessure della roccia. E' ben noto che la fessurazione delle rocce (diaclasi) segue proprie direttrici aventi un certo grado di costanza e che solo talora sono facilmente individuabili: frequentemente le serie di diaclasi si sviluppano su piani paralleli intersecati da piani ad essi normali od obliqui. In vari tratti la grotta presenta appunto direttrici di sviluppo che corrisponderebbero abbastanza bene a questo tipo di fessurazione originaria della roccia ; lungo tali direttrici ha agito successivamente l'erosione idrica allargando le diaclasi, modellandole e spesso mascherandone la caratteristica originaria. Questo è un fatto comune a molte grotte e di cui si trova menzione in ogni trattato per cui ci esoneriamo dalle esemplificazioni.
Di facile intuizione ed il cui meccanismo è del resto ben noto, è la formazione della Sala a cupola ed in particolare della cupola stessa ; si può infatti supporre che allo sbocco della Sala a cupola nella Galleria iniziale il torrentello abbia trovato un ostacolo forse dovuto a maggior compattezza della roccia, ostacolo che limitando il deflusso avrebbe causato un ingolfo con conseguente formazione di vortici d'acqua ; al movimento vorticoso corrisponde una intensa azione erosiva delle pareti che trattengono il liquido in movimento, azione che nel nostro caso si sarebbe svolta con grado più intenso lungo il prolungamento della direttrice della" Galleria asciutta” ove si ha una sorte di fondo di sacco. Tale erosione ed una più lunga persistenza dell'acqua nel tratto della Sala a cupola, scavando il piede delle pareti, ne avrebbe causato lo scoscendimento privando di appoggio le stratificazioni soprastanti e determinando successivi crolli graduali che hanno vieppiù ingrandito ed innalzato la volta di questo vano. Così si spiega anche l'esistenza dei massi di crollo, uno dei quali imponente, è oblungo, misura 4 metri d'altezza e di lunghezza e quasi ostruisce il passaggio tra Sala a cupola e Galleria iniziale.
Sono frequenti i casi di cupole la cui genesi risale a questo meccanismo ed è inutile citarne esempi tratti dalla letteratura speleologica, perché anche questo fatto è alquanto banale e non pare controverso.
Il tratto della grotta denominato Galleria asciutta testimonia l'abbassamento subito dal corso d'acqua sotterraneo, fatto idrologico comune in tutti i terreni carsici e destino di tutte le acque scorrenti su calcare.
Qui, in particolare, si può ricostruire il corso primitivo con facilità: l'acqua dapprima scorreva nel tratto di grotta (ancora allo stato di vera diaclasi) a monte del caposaldo 13, inoltrandosi in tal punto con brusca angolazione nella diaclasi dell'attuale Galleria asciutta, percorrendola e sfociando nella Sala a cupola. Contemporaneamente, l'infiltrazione dell'acqua nella diaclasi principale da 13 alla Sala a cupola procedeva provocando l'allargamento del letto ed il suo abbassamento fino ad un livello inferiore all'imbocco dal quale entrava nella Galleria asciutta [II dislivello fra soglia della Galleria asciutta in 13 ed il sottostante suolo della Galleria terminale è ora di almeno 4 m]; questa perciò venne abbandonata e l'acqua trovò sfogo completo nella diaclasi della Galleria terminale ormai sufficientemente aperta verso la Sala a cupola.
Tutto ciò è testimoniato dall'evidenza della diaclasi della Galleria terminale che è alta una decina di metri e termina verso l'alto con le pareti accollate, carattere proprio delle fessure allargate dall'acqua.

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