BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Teruzzi G. 1963 - 1

DOCUMENTI > PALEONTOLOGIA

Teruzzi Giorgio, 1994
I FOSSILI DI ENTRATICO
Conservatore Sezione di Paleontologia degli Invertebrati - Museo Civico di Storia Naturale di Milano

Introduzione

Le rocce dei monti che sorgono nel territorio di Entratico si sono in buona parte formate nei mari dell'Era Mesozoica (245-65 milioni di anni fa); esse derivano dalla pietrificazione dei fanghi e delle sabbie che per milioni di anni si andarono depositando sugli antichi fondali marini, e per questo contengono talvolta i resti degli organismi che in quei mari vivevano.
Per quanto a me noto, la prima citazione dei fossili di Entratico nella letteratura scientifica si deve al naturalista bergamasco G. Maironi da Ponte, che cita le ammoniti dei dintorni di Entratico "che nel marmo rosso-vinato si suol osservare" in un volumetto dedicato alle "petrificazìoni del Monte Misma" (G. Maironi da Ponte 1812, p. 18).
Ancor oggi i ritrovamenti paleontologici meglio conosciuti fra quanti finora effettuati nel territorio di Entratico, riguardano senza dubbio le ammoniti, grazie a un'ampia descrizione scientifica che ne è stata data nel 1963, in tempi quindi relativamente recenti. Le ammoniti sono un gruppo completamente estinto di molluschi della classe dei cefalopodi, dello stesso gruppo cioè che comprende attualmente le seppie, i polpi e il nautilo. Proprio come quest'ultimo, le ammoniti possedevano una conchiglia avvolta a spirale generalmente piana; la conchiglia era suddivisa al suo interno in camere successive, nell'ultima delle quali, la più esterna, viveva l'animale. Delle ammoniti conosciamo quasi esclusivamente la conchiglia, che era composta di aragonite, una forma poco stabile di carbonato di calcio. Mentre infatti, come generalmente avviene, le parti cosiddette molli di un animale si decompongono dopo la sua morte o costituiscono una fonte di cibo per altri organismi venendo così distrutte, la conchiglia mineralizzata aveva buone possibilità di conservarsi allo stato fossile. Delle ammoniti non si conserva di solito il materiale originario del guscio, ma il suo calco o modello naturale (come nel caso delle ammoniti dì Entratico) dovuto al riempimento del guscio stesso da parte di fango finissimo. In altri casi, grazie alla sostituzione dell'aragonite da parte di sostanze minerali più stabili e quindi più durevoli nel tempo, si conserva anche il guscio.
Proprio perché le parti molli dell'animale non si sono conservate allo stato fossile, non sappiamo con esattezza quale fosse l'anatomia e l'aspetto generale delle ammoniti. Per analogia con i cefalopodi attuali comunque, il loro aspetto doveva ricordare quello del nautilo, l'unico cefalopode dei nostri giorni che vive all'interno di una conchiglia, così come facevano le ammoniti. Queste ultime, organismi esclusivamente marini, vissero dal periodo Devoniano dell'Era Paleozoica (vale a dire a partire da 410 milioni di anni fa), fino al periodo Cretacico, alla fine cioè dell'Era Mesozoica, avvenuta circa 65 milioni di anni fa. Esse quindi si estinsero nello stesso momento in cui scomparvero i dinosauri, i rettili volanti e i grandi rettili marini.
Le ammoniti furono particolarmente diffuse nei mari dì tutto il mondo nel corso dell'Era Mesozoica, e si rinvengono pertanto in un gran numero di giacimenti fossiliferi che a quell'Era risalgono. I loro resti non costituiscono quindi una vera e propria rarità paleontologica; ma proprio il fatto di essere relativamente comuni nelle rocce mesozoiche ne costituisce uno degli aspetti più interessanti per le scienze geologiche. Le ammoniti sono infatti assai utilizzate come fossili guida (1) dai geologi e dai paleontologi per datare le rocce mesozoiche, e per eseguire delle correlazioni fra strati rocciosi distanti fra loro. Ciò permette di ricostruire le variazioni della geografia terrestre nel corso del tempo geologico, il mutare della disposizione e della conformazione dei mari e dei continenti, nonché la lunga storia dell'evoluzione della vita sul pianeta.

Le ammoniti di Entratico

Le ammoniti di Entratico risalgono al piano Toarciano del periodo Giurassico: in termini assoluti hanno un'età compresa fra i 187 e i 180 milioni di anni fa. Esse si rinvengono in una formazione rocciosa nota in geologia come Rosso Ammonitico Lombardo, che affiora in vari punti nelle nostre Prealpi. Si tratta di un calcare marnoso rosso vino, con noduli, che ad Entratico veniva cavato e commercializzato a scopo ornamentale col nome dì Rosso di Entratico. La cava, sita in Val della Colta, fu attiva dal 1943 al 1946; dopo la cessazione dell'attività, furono abbandonate in posto numerose lastre di calcare rosso. Fu così che nel dopoguerra Sergio Venzo, allora Conservatore al Museo di Storia Naturale di Milano e successivamente Direttore dell'Istituto di Geologia e Paleontologia dell'Università di Parma, frequentò a più riprese la cava, distruggendo le lastre per raccogliere le ammoniti in esse contenute. Il materiale gli doveva servire per completare il rilevamento geologico della Val Cavallina e più in generale dell'area prealpina del Bergamasco. Questo materiale, 156 esemplari in tutto, fu affidato per lo studio a Giorgio Zanzucchi, dell'Università di Parma, il quale nel 1963 pubblicava una memoria scientifica a conclusione delle sue ricerche. In essa si dava la descrizione di 55 diverse specie di ammoniti rinvenute a Entratico, 54 delle quali erano già note anche in altri giacimenti italiani ed europei; una invece, l'
Hildoceras venzoi (foto 1), è stata rinvenuta e descritta per la prima volta a Entratico. La fauna ad ammoniti descritta da Zanzucchi comprende specie che appartengono a tutti e tre i grandi sottordini di ammoniti allora esistenti: le Filloceratine (foto 2) dalla conchiglia a sezione alta e piatta, le Litoceratine (foto 3) a sezione quasi tonda, e le Ammonitine (foto 4, 5, 6), dall'ornamentazione molto varia a coste e tubercoli, spesso assai eleganti nell'aspetto.
I tre gruppi avevano degli stretti legami di parentela fra loro: le Filloceratine erano comparse fin dal periodo Triassico (245-205 milioni di anni fa); verso la fine di questo periodo le ammoniti quasi scomparvero, ed un solo genere di Filloceratine scampò all'estinzione. Da esso si originò il sottordine delle Litoceratine. Fillo- e Litoceratine furono presenti sino alla fine dell'Era Mesozoica (che risale come abbiamo già visto a 65 milioni di anni fa) con specie la cui morfologia rimase in generale abbastanza uniforme nel tempo. Da questi due sottordini, a partire dall'inizio del Giurassico, si originavano invece di tanto in tanto dei gruppi (superfamiglie) di ammoniti che conoscevano un rapido successo, differenziandosi in breve tempo in un gran numero di specie, per poi scomparire,- queste superfamiglie sono comprese nel sottordine artificiale delle Ammonitine, artificiale perché le varie superfamiglie che ne fanno parte non sono legate fra loro da legami di discendenza
diretta, ma provengono ora dall'uno ora dall'altro dei due sottordini delle Filloceratine e delle Litoceratine. Circa il 25% delle ammoniti di Entratico appartiene alle Filloceratine, il 4% alle Litoceratine, mentre il restante 70% circa appartiene alle Ammonitine.
Com'è logico aspettarsi, le maggiori affinità faunistiche fra questa fauna e quella degli altri giacimenti coevi si riscontrano con i giacimenti italiani, come quelli dell'Alpe Turati, presso Erba (Como), e quelli dell'Appennino umbro-marchigiano. Molte sono tuttavia le specie che si ritrovano anche in giacimenti europei più lontani, come quelli dello Yorkshire (Inghilterra), della Lorena (Francia) o della Montagna Bakony (Ungheria). Attualmente l'intera collezione è conservata presso il Museo di Storia Naturale di Milano.

continua ...

Giorgio Teruzzi
È Conservatore della Sezione Paleontologica degli Invertebrati al Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Dal 1980 è Direttore degli scavi paleontologici nel giacimento di Besano (Va) e Direttore Scientifico del locale Museo dei Fossili. Ha riconosciuto per primo, in una collezioneprivata, lo
Scipionyx Samniticus, il popolare Ciro, il cucciolo di dinosauro proveniente da Pietraroia (Bn).
Svolge un'intensa attività divulgativa con conferenze, articoli, libri, partecipazioni a popolari programmi televisivi. Ha fondato la rivista Paleocronache. Ha curato per la De Agostini due volumi dedicati ai fossili ed alla paleontologia.

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