BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Allegrettia Rossi R. 1965 - 1

DOCUMENTI > BIOLOGIA

Estratto da Bollettino della Società Entomologica italiana Volume XCV, N. 7-8l - 20 Ottobre 1965

Carlo Bari e Renato Rossi
ALLEGRETTIA PAVANI : UNA NUOVA SPECIE DEL BUCO DEL CORNO (BERGAMO)
(Coleoptera Trechinae)

Nel 1942 Pavan aveva riscontrata Ia presenza di una specie di coleottero del genere Allegrettia nella grotta " Buco del Corno " N. 1004 LO,
Recenti ricerche in questa cavità ci hanno permesso di raccogliere una serie di esemplari, tali da consentirci di stabilire che si tratta di una nuova specie; ne diamo pertanto la descrizione, seguita da osservazioni corologiche, etologiche ed ecologiche e dal confronto con le entità affini.
Dedichiamo la specie al Prof. Mario Pavan dell'Università di Pavia, che per primo scoprì l'esistenza di questo interessante troglobio.
Ringraziamo il Prof. Cesare Conci, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, senza il cui aiuto non sarebbe stata possibile la realizzazione del presente lavoro.
Vogliamo poi ricordare la grande gentilezza usataci dal Prof. Gian Maria Chietini che ci ha messo a disposizione il tipo di A. Zavattarii, mentre il Prof. Pavan ci ha permesso l'esame dell'importantissimo materiale da lui raccolto.
Un ringraziamento particolare vada anche al Sig. Italo Bucciarelli, al Sig. Alessandro Focarile e al Sig. Bruno Bari per tutti i loro preziosi consigli. Manifestiamo la nostra gratitudine ai Componenti del Gruppo Grotte Milano che sono stati larghi di consigli ed aiuti, in special modo al Sig. Enrico Pezzoli che ha eseguito tutti gli esami chimici riportati. Infine occorre menzionare il valido aiuto datoci nelle ricerche dal Dott. Guido Rema.


Allegrettia pavani nuova specie


Specie allungata, snella, con appendici sottili.
Lunghezza da mm 8 a mm 10,6.
Colorazione rosso brillante tendente al testaceo; tegumenti molto brillanti, traslucidi.
Capo tanto lungo quanto largo. Massima larghezza poco avanti la metà. Tempie molto convesse in corrispondenza alla massima larghezza del capo, poco convesse in addietro. Collo marcato.
Solchi frontali profondi, poco divergenti in addietro, raggiungenti le setole frontali posteriori. La distanza fra queste è pari a metà della massima larghezza del capo.
Labbro munito di sei setole al bordo anteriore.
Mandibole diritte e robuste; retinacolo destro ben sviluppato, formato da tre lobi di cui l'anteriore è il più grande ed il medio il più piccolo.
Antenne gracili, allungate, con l'ultimo articolo più spesso dei due precedenti.
Di norma 10 setole al bordo anteriore del prebasilare. Ligula sporgente, con bordo anteriore angoloso. Corpo sclerificato della ligula una volta e un terzo più largo che lungo, con tubercolo portante le due setole centrali poco sviluppato.
Paraglosse gracili, più corte delle 4 setole a ciascun lato del tubercolo. Ultimo articolo dei palpi mascellari fusiforme, troncato all'apice, allungato, di 1/6 più lungo del penultimo.
Pronoto piccolo e trasverso, di 1/8 più largo della testa; angoli anteriori ben evidenti, angoli posteriori sporgenti. I lati, arrotondati in avanti con massima larghezza al quinto anteriore, sono poco sinuati in addietro. Margine anteriore diritto, base leggermente concava. Zona discale poco convessa.
Doccia marginale ben sviluppata in avanti e stretta in addietro, fossette basali poco profonde. Base del protorace più stretta della base del capo. Setola marginale situata in corrispondenza della massima larghezza del pronoto.
Elitre convesse, strette, una volta e mezza più larghe del pronoto, con massima larghezza alla metà, appiattite sul disco; questo risulta profondamente solcato dalle strie, che permangono evidenti su tutta la superficie elitrale o solo un poco svanite verso l'apice. Interstrie convesse.
Chetotassi: un poro setigero sulla stria scutellare; gruppo omerale della serie ombelicale riunito, con seconda setola più vicina alla terza che alla prima; gruppo mediano posto poco avanti la metà dell'elitra.
Due setole discali inserite sulla terza stria; la prima, inserita più avanti del livello della seconda setola omerale, è una volta e mezza più distante dalla base dell'elitra che dalla sutura.
Zampe sottili. Tibie con tomentosità disposta su file regolari longitudinali. Primo e secondo articolo dei tarsi anteriori del maschio con apofisi spiniformi poco evidenti.
Edeago molto piccolo, poco allungato, con brusca curvatura nella regione basale, poi quasi diritto; apice debolmente ingrossato e ribordato, con svasatura a livello dell'orifizio apicale; bulbo basale poco ingrossato.
Lamella copulatrice due volte e mezza più lunga che larga, con apice stretto, arrotondato, poco distinguibile in trasparenza perché avvolta da una piega sclerificata del sacco interno. Le pareti del sacco in questa zona sono coperte da scagliette ialine.
Parameri corti, robusti, muniti normalmente di 4 setole.

Tipi. Holotypus maschio e Allotypus femmina e N. 2 Paratypi conservati nella collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Milano; altri 16 Paratypi nella collezione di Renato Rossi, N. 12 in quella di Carlo Bari, N. 7 in quella di Italo Bucciarelli, N. 2 in quella di Gian Maria Ghidini, N. 2 in quella di Carlo Ravizza e N. 1 in quella di L. Summer.

Corologia. La prima notizia sulla presenza del genere Allegrettia Jeannel nella grotta "Buco del Corno " N. 1004 Lo è stata data dal Prof. Mario Pavan nel 1953 in una monografia riguardante detta cavità. La cattura di un unico esemplare maschio effettuata nel 1942 non permise allora la descrizione della nuova specie. Successivamente il Sig. Focarile catturò un altro esemplare femmina.
Carlo Bari potè reperire il 16-VI-1963 N. 6 resti; tornato il 22-IX-1963 poteva raccogliere N. 7 esemplari a cui se ne aggiunsero N. 10 catturati il 29-IX-63.
Renato Rossi ha raccolto il 20-XII-1964 N. 6 esemplari e un resto; ritornato in luogo il 26-XII-1964 poteva reperire N. 8 esemplari e altri 11 il 24-1-1965, cui vanno aggiunti N. 4 esemplari catturati il 21-111-1965. Infine in una visita effettuata il 24-11-1965 Bucciarelli, Ravizza e Summer potevano catturare 10 esemplari.
La ricerca degli stadi preimmaginali della specie condotta da Rossi con ricerche dirette e coll'uso di varie esche non ha dato esito positivo.

II " Buco del Corno ", cavità che costituisce l'habitat della nuova specie, è situato in provincia di Bergamo, sulle pendici del M.te Sega. La grotta presenta due ingressi ; da quello orizzontale a quota m 470 escono le acque in parte assorbite dalla dolina che da adito all'ingresso superiore, a quota m 506. Posizione 32 TNR 6860-6066.
La grotta, scavata nei calcari selciferi del Lias medio ha sviluppo prevalentemente orizzontale e si raggiunge sia da Entratico con comodo sentiero, sia da Trescore con strada carrozzabile. La cavità è nota da gran tempo: se ne ha notizia sino dal 1618 ad opera dello storiografo Celestino Colleoni. Un accurato studio sull'aspetto biologico del fenomeno carsico è stato condotto dal Prof. Mario Pavan e pubblicato nella già citata monografia del 1953, mentre vari altri aspetti sono stati messi in luce da una ragguardevole serie di pubblicazioni più o meno recenti.
La presenza della nuova specie di Allegrettia nel Buco del Corno allarga notevolmente verso Ovest l'areale di distribuzione del genere. Questo è attualmente compreso fra i fiumi Cherio e Oglio a Ovest e Chiese a Est.

continua ...


Renato Rossi, immagine giovanile





Allegrettia pavani
C. Bari & R. Rossi, 1965





Corrado Allegretti (1894 - 1969)
studioso al quale è dedicato il genere "Allegrettia"
Negli anni '40 del nostro secolo è senza dubbio la figura preminente nelle ricerche e nello studio dei molluschi di ambiente ipogeo, sia terrestre che di "acque sotterranee". La sua scoperta nel bresciano dello stigobionte "Lartetia concii" e del troglobio "Zospeum cariadeghense", ma soprattutto i suoi appassionati scritti hanno focalizzato ed indirizzato tutte le odierne indagini sulla biologia nell'ambiente sotterraneo.

Allegrettia boldorii
Lunghezza 8-10 mm

Allegrettia zavattarii
Lunghezza 7,5-8 mm

Allegrettia pavani
Lunghezza 8-10,6 mm

Solchi frontali non raggiungenti le setole frontali posteriori, molto divergenti in addietro.

Solchi frontali quasi raggiungenti le setole frontali posteriori, poco divergenti in addietro.

Solchi frontali raggiungenti le setole frontali posteriori, profondi e mediamente divergenti in addietro.

Tempie con convessità distribuita e ampiamente raccon il collo.

Tempie con massima convessità a metà del capo, poi ampiamente raccordate con il collo.

Tempie con massima convessità più avanti della metà del capo, collo ben definito.

Distanza fra i pori setigeri frontali posteriori pari a 3/4 della larghezza della testa.

Distanza fra i pori setigeri frontali posteriori pari a 5/8 della larghezza della testa.

Distanza fra i pori setigeri frontali posteriori pari a 1/2 della larghezza della testa.

Corpo della ligula protundente, munito di grosso tubercolo, una volta e 1/3 più lungo che largo (fig. 5).

Corpo della ligula senza tubercolo, tanto lungo quanto largo (fig. 6).

Corpo della ligula con piccolo tubercolo, una volta e 1/3 più largo che lungo (fig. 7).

Torace leggermente trasverso, molto sinuato in addietro, con angoli anteriori ampi, posteriori retti o pochissimo salienti.

Torace non trasverso, poco sinuato in addietro, angoli anteriori corti, larghi, a punta angolosa, posteriori un poco salienti.

Torace trasverso, poco sinuato in addietro, angoli anteriori stretti, a punta arrotondata, posteriori salienti.

Doccia del pronoto larga e regolare.

Doccia del pronoto stretta, ribordata nella zona mediana.

Doccia del pronoto larga anteriormente, dalla metà in addietro stretta e ribordata.

Elitre 1,4 volte più larghe del pronoto; strìa tura sul disco superficiale, interstrie piane.

Elitre 1,45 volte più larghe del pronoto; striatura sul disco superficiale, interstrie debolmente convesse nella metà posteriore.

Elitre 1,5 volte più larghe del prenoto; striatura sul disco marcata, interstrie convesse.

Prima setola discale 1,2 volte più distante dall'omero che dalla sutura.

Prima setola discale 2 volte e 1/3 più distante dall'omero che dalla sutura.

Prima setola discale 1,7 volte più distante dall'omero che dalla sutura.

Edeago allungato, regolarmente arcuato, apice molto curvo.

Edeago poco allungato, fortemente piegato in zona basale, apice poco curvo, sinuato.

Edeago corto, poco curvo e con curvatura più brusca in zona basale, apice quasi diritto e non sinuato.

Parameri molto esili.

Parameri esili.

Parameri robusti (fig. 2).

Lamella copulatrice 3,5 volte più lunga che larga, a punta stretta e angolosa.

Lamella copulatrice 3 volte più lunga che larga, a punta aguzza.

Lamella copulatrice 2,8 volte più lunga che larga, a punta arrotondata (fig. 3).

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