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Come osservato per le altre specie di Allegrettia anche questa stazione è localizzata sul margine prealpino limitante la pianura Padana.
Non ci è possibile, allo stato attuale delle ricerche, stabilire se la nuova specie sia reperibile anche nelle altre cavità, in gran parte puntiformi, localizzate sulle pendici del M.te Sega e delle alture circostanti; possiamo però affermare che non è stata ancora detta l'ultima parola sulla diffusione del genere Allegrettia.
Infatti Focarile ci comunica dì aver potuto raccogliere nella grotta " Tomba del Polacco " N. 1003 Lo, sulle pendici del M.te Resegone, un paio dì elitre ascrivibili al genere Allegrettia. Questo reperto farebbe giungere quindi sino all'Adda il limite di diffusione occidentale del genere mentre, a quanto ci risulta, quello orientale sarebbe ancora rappresentato dall'alveo del fiume Chiese.
Dobbiamo infine osservare come i limiti di diffusione di A. boldorii e A. zavattarii si sovrappongano. I reperti di Pavan nella grotta " Busa del dos dei sarisì " N. 188 Lo sembrano confermare addirittura la convivenza delle due specie. Di tale cavità abbiamo potuto esaminare un esemplare maschio privo di edeago, ma la cui ligula non lascia dubbi sulla sua appartenenza alla specie boldorii, con fermando appieno la determinazione di Ghidini. Questi ha invece riconosciuto appartenenti alla specie zavattarii altri due esemplari della medesima provenienza.
Per facilitare il compito di chi volesse evitare un esame dei caratteri più difficilmente visibili pubblichiamo anche una tabella di classificazione semplificata che tiene conto solo dei caratteri esterni più vistosi.
1 - Protorace con lati pochissimo sinuati in addietro, nella parte mediana ad andamento rettilineo. Elitre con striatura sul disco profonda e con punti ben marcati. Interstrie nettamente convesse A. pavani n. sp.
1' - Protorace con lati sinuati in addietro.Elitre con striatura sul disco superficiale.Interstrie piane o poco convesse - Vai al numero 2
2 - Solchi frontali non raggiungenti le setole frontali posteriori. Terapie regolarmente convesse, ampiamente raccordate con il collo. Protorace con doccia marginale larga e regolare. Angoli anteriori del protorace ottusi A. boldorii Jeann.
2' - Solchi frontali quasi raggiungenti le setole frontali posteriori. Terapie maggiormente convesse a metà del capo, ristrette in corrispondenza del collo che risulta più marcato. Protorace con doccia marginale stretta e ribordata nella zona mediana; angoli anteriori acuti A. zavattari Ghid.
Affinità. Diamo a pag. 106 (vedi pagina precedente) una tabella che permette il confronto diretto fra i vari caratteri distintivi delle tre entità. Bisogna osservare che alcuni caratteri esterni sono soggetti a forte variabilità, per cui abbiamo trascurato quelli chetotassici che, come si vedrà più avanti, possono indurre in errore. Per quanto riguarda il torace occorre dire che la lunghezza considerata è stata presa fra il punto centrale del margine anteriore e il punto centrale del margine posteriore; questo perché la lunghezza massima, misurabile fra l'angolo anteriore e l'angolo posteriore è soggetta a differenze di misura dovute alle più lievi variazioni di inclinazione. In definitiva i caratteri più probanti sono quelli della distanza relativa delle setole frontali posteriori e delle dimensioni relative del corpo sclerificato della ligula, oltre a quelli della forma dell'edeago.
Osservazioni. Data la quantità di materiale a nostra disposizione, costituito da 46 esemplari completi (25 maschi e 21 femmine) e da 7 resti di cui uno con edeago, si è cercato di impostare il presente lavoro su considerazioni di tipo statistico, cosa finora resa impossibile dalla rarità degli esemplari delle altre due specie appartenenti al genere Allegrettia.
Anzitutto si è cercato di scegliere il tipo in modo che rappresentasse per quanto possibile la media degli estremi di variabilità riscontrati nella specie.
Si è proceduto poi ad un esame comparativo dei limiti di variabilità dei caratteri chetotassici. Quelli legati alla posizione reciproca delle setole della serie omerale si sono dimostrati, per quanto riguarda una distinzione interspecifica, dì valore non assoluto, come è facilmente rilevabile dal confronto delle serie omerali qui riportato (fig. 8). Le serie anomale sono segnate da un trattino sotto il numero distintivo. È evidente come, nella media rappresentata dalle linee orizzontali, la seconda setola sia più vicina alla terza che alla prima.
Più costante è invece il carattere relativo alla posizione della prima setola discale rispetto alla distanza dalla sutura e dalla base dell'omero. Sui 24 esemplari considerati infatti la distanza della setola dall'omero varia da 1,5 a 1,8 volte la distanza di detta setola dalla sutura. Pur mancando gradi di passaggio fra A, pavani e A. boldorii è sempre possibile che qualche esemplare anomalo possa indurre in errore. Infatti spesso le due elitre non presentano disposizione simmetrica delle setole, mentre si è addirittura notato in due esemplari la presenza di una terza setola discale inserita poco addietro il livello della setola posteriore del gruppo mediano.
Maggiore affidamento da la scultura delle elitre in zona discale, che è sempre distintamente più profonda che in A. boldorii e A. zavattarii. Questo carattere, unito alla convessità evidente delle interstrie, è assai costante. Anche la chetotassi del capo appare, su questa piccola serie, molto costante, tanto che non si sorto riscontrate variazioni degne di nota.
Si sono riportati i limiti di variabilità dell'edeago riscontrati su 19 esemplari, dai quali è possibile constatare una buona omogeneità del carattere (fig. 4). Sempre a proposito dell'organo copulatore dobbiamo rilevare una variazione nel numero delle setole inserite su ciascun paramere: su 16 paia di parameri esaminate 10 presentano 4 setole su ambo le estremità, 2 hanno 5 setole sulla destra e 4 sulla sinistra; 2 hanno 4 setole sulla destra e 5 sulla sinistra; infine 2 paia sono munite di 5 setole da ciascun lato. Possiamo concludere che questo carattere non ha alcun valore specifico nel caso di A. pavani e che non può, data la frequenza e l'aspetto con cui si riscontra, identificarsi con una teratologia. Si può pensare piuttosto ad una evoluzione in corso nell'ambito della specie o, qualora fosse riscontrabile anche nelle altre specie, dell'intero genere.
Per quanto riguarda la ligula, pezzo boccale che si è rivelato di una certa importanza come carattere distintivo, le variazioni riscontrate riguardano soprattutto il numero delle setole inserite a ciascun lato delle due grosse setole centrali, che sono sempre presenti; normalmente queste setole sono quattro per lato, ma possono scendere a tre o non essere simmetriche sui due lati; talvolta una delle setole è allo stato embrionale. Il numero dei pori setigeri presenti modifica anche la sagoma dei lati anteriori su cui sono inserite le setole, sì che questi appaiono più o meno concavi. Su 11 esemplari di A. pavani e 4 di A boldorii si è invece rivelato costante il rapporto lunghezza-larghezza del corpo sclerificato centrale. Inoltre non esistono differenze sostanziali fra ligule dei maschi e delle femmine (figg. 5-6-7).
Sempre a proposito della variabilità del numero di setole abbiamo osservato che il numero di pori setigeri presenti sul bordo anteriore del prebasilare varia da un minimo di 6 a un massimo di 10 e che anche in questo caso sono frequenti le asimmetrie.
Oltre a quelle elencate non si sono riscontrate variazioni degne di nota. Da osservare invece che nei maschi immaturi l'aletta sagittale dell'edeago non è sclerificata e il bulbo basale è munito solo di un'esile carena.
È nota la rarità e sporadicità di precedenti reperti di esemplari appartenenti al genere Allegrettia. Stante l'affollamento di individui della specie pavani riscontrato a partire dal 1963 nel Buco del Corno abbiamo voluto indagare sulle condizioni ambientali che possono averlo prodotto.
Si sono rilevate le temperature dell'aria, dell'acqua e del suolo e l'umidità relativa dell'aria in due differenti periodi.
Con temperatura esterna (alla grotta) di 0,6°, all'interno della grotta la temperatura dell'aria risulta 10,7°, quella dell'acqua 9,8° e quella del suolo 10,2°. L'umidità relativa è del 98%.
Con temperatura esterna (alla grotta) di 7,4°, all'interno della grotta la temperatura dell'aria è di 11,6°, quella dell'acqua 10,2° e quella del suolo 10,2°. L'umidità relativa è del 92%.
I dati termometrici non fanno che confermare quanto già stabilito da Ghidini ed esposto sotto forma di tabella nella descrizione della specie zavattarii. A tale proposito devo aggiungere una rilevazione relativa al Buco del Budrio e al Buco del Fra de Rent. Con temperatura esterna di 2,2° la temperatura dell'aria nella prima cavità è 4,5°, mentre nella seconda, al fondo della piccola dolina iniziale la temperatura dell'aria è 13° e quella del suolo 8,8°. Al fondo della diramazione più lunga di detta grotta la temperatura dell'aria è 12,5° e quella dell'argilla umida 10,5°. Da questi dati pare che tutte le specie di Allegrettia siano strettamente stenotermiche, ma Rossi ha potuto allevare per tre mesi 5 esemplari di A. pavani senza che questi dessero segni di risentire di una temperatura variabile dai 15° ai 18°. Un sesto esemplare è però deceduto per mancanza d'acqua; infatti si è osservato che gli individui in cattività bevono di frequente, anche se l'umidità è mantenuta pari a quella dell'habitat naturale.
Sempre a proposito della stenotermia della specie si è potuto osservare come 11 esemplari, trasportati vivi in un recipiente non isolato termicamente, risultassero intorpiditi alla temperatura di 5°C. e addirittura immobili alla temperatura di 3°C.
L'Allegrettia pavani è stata trovata nel tratto terminale del ramo fossile della grotta interrotto da una frana.
Allegrettia pavani Bari & Rossi 1965
Un esame chimico dell'acqua ha permesso di rilevare i seguenti dati: |
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Durezza totale |
15,6° Francesi |
Da un esame dell'argilla costituente il suolo della cavità la composizione chimica risulta la seguente: |
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Sostanze organiche |
5,0% |
In una zona poco distante, ma morfologicamente ben distinta dalla precele analisi hanno dato questi risultati: |
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Sostanze organiche |
5,0% |
All'atto del prelevamento questi materiali sabbioso-argillosi si presentano abbastanza legati, mentre essiccati (120°C) si dividono in polvere incoerente a granulometria fine.
Osserviamo che il materiale analizzato per primo, posto a confronto con altre argille di zone limitrofe, contiene una quantità di fosfati assai superiore di alla norma. Il secondo invece ne contiene in quantità normale ma non può essere considerati un'argilla per la grande preponderanza .di silice rispetto agli ossidi di ferro e alluminio. L'abbondanza di nitrati e fosfati dovuta a depositi di guano già profondamente trasformato nella sua quasi totalità. Da notare che gli esemplari adulti di Allegrettia si reperiscono indifferentemente nell'una o l'altra zona, mentre nulla possiamo dire circa gli stadi preimmaginali della specie.
Mancandoci i necessari dati di confronto con altre cavità popolate da Allegrettia ci è impossibile stabilire se e quali caratteristiche dell'habitat condizionino la presenza di una popolazione numerosa. Ci riserviamo di ritornare sull'argomento a seguito di ulteriori ricerche.
Come già accennato, Rossi ha tentato di ottenere da allevamento la larva della specie ma senza risultati apprezzabili. Attualmente 5 degli esemplari da lui catturati il 26-XII-1964 e i 4 catturati in data 21-III-1965 sono in allevamento presso i Laboratori dell'Istituto di Neurofisiologia e Psicofisiologia di Marsiglia, che vanta una lunga esperienza in questo genere di ricerche.
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BIBLIOGRAFIA
- Bertarelli L.V., 1939 - Lombardia; Guida d'Italia del TCI. p. 584.
- Ghidini G.M., 1934 - Una nuova specie di Allegrettia Jeannel.
- Boll. Soc. Ent. It., LXVI n. 7, pp. 153-157.
- Ecologia e sistematica del genere Allegrettia Jeannel. -
- Le grotte d'Italia, S. II, n. 3, pp. 48-57. 1938 -
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- Pavan M., 1939 - Le caverne della regione M. Palosso-M. Doppo e la loro fauna. - Suppl. Commm.
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- Pavan M., Pavan M., 1954 - Speleologia Lombarda. Parte I: bibliografìa ragionata. -
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