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DOCUMENTI > STORIA/GEOGRAFIA
ANTONIO STOPPANI (1824-1891). NATURA, PATRIA, RELIGIONE
Atti Soc. Ital. Sci. nat. Museo Civ. Stor. Nat. Milano
- 116(3-4): 161-182, 15-XII-1975
A cura di Giuseppe Nangeroni
Della biografia di Antonio Stoppani, composta da Giuseppe Nangeroni, eminente figura di geografo italiano con propensione per la geologia, sono stati riportati due capitoli essenziali, "Stoppani, scienziato e maestro" e "Stoppani, grande e saggio divulgatore".
Uomo buono, entusiasta, eminentemente estroverso è ricordato per la sua notevole attività come direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano la cui struttura è stata realizzata dal Comune in considerazione dei suoi alti meriti scientifici riconosciuti anche fuori dall'Italia. Le sue ponderose opere geologiche e, soprattutto, lo studio della paleontologia lombarda fanno riconoscere in lui una forte vocazione naturalistica e sintetica di alta cultura che si è sviluppata quasi per istinto e senza maestri. Notevole è anche la sua produzione come grande conferenziere nel senso migliore, su problemi di scienze naturali e come insuperato divulgatore della Storia della Terra, soprattutto nella famosa e fortunatissima opera "II Bel Paese ".
Stoppani, scienziato e maestro
Fu un grande scienziato, un grande naturalista un grande geologo. Il grande amore per quest'attività non gli venne certamente dalla trafila dei seminari (Castello sopra Lecco, S. Pietro di Séveso, Monza, Milano) perché di scienze naturali non si parlava allora nei seminari; ma dal suo istinto, dalla bellezza del territorio lecchese, dalla sua salute, dalla sua instancabilità nel camminare per i monti, raccogliendo rocce, fossili e minerali.
Egli scrisse: "Ero da piccino un grande incettatore di sassolini e raccoglitore di fossili; cominciai a farmi un museo di conchiglie, di minerali, di petrefatti, quasi senza sapere che cosa mi facessi, ignorando che vi fossero delle scienze le quali si chiamano zoologia, mineralogia, geologia e paleontologia ".
" Ma io - scriverà poi, giunto all'apice della sua ascesa - ero ben lontano dal pensare che gli studi naturali, da me considerati come semplice passatempo, sarebbero diventati la principale occupazione della mia vita e mi avrebbero aperta una nuova carriera".
E la sua buona mamma, intensificava quasi questa sua inclinazione, incitando anche gli altri fratelli ad accompagnarlo nelle sue escursioni, liberandosi così, per qualche ora, di alcuni dei suoi numerosi figli, e permettendo ingombri di sassi in casa e non badando alle critiche dei vicini di casa (" al Tugnin l'è matt; al ven a cà caregà de sass ") e chiudendo gli occhi quando quel biricchino di Togn si divertiva a far correre tra le gambe dei clienti della sua drogheria in Piazza Mercato, delle piccole macchinette a vapore ed a regalare scosse con una piccola pila a chi ne voleva e a chi no.
Resistenza alle fatiche e amore alla montagna, tanto che, dopo aver partecipato alla fondazione del CAI Sondrio e ai primi congressi montani di Domodossola e di Belluno (tipica, nel "Bel Paese", la descrizione di Budden, apostolo dell'alpinismo), nel 1873 fonda a Milano la sezione del Club Alpino Italiano, ne diviene il primo presidente (una tessera e una cartolina scrittagli da Quintino Sella, il fondatore del Club Alpino Italiano), e subito organizza due escursioni scientifiche, allora molto più impegnative di quanto non lo siano oggi: alla elegante piramide del Tornello in Val di Scalve e al Pizzo dei 3 Signori. Oggi vi sono, o vi erano, sulle Alpi due Rifugi al suo nome; porta il suo nome una delle torri del Resegone, Egli concepiva la montagna come la concepirono i due fondatori del CAI, cioè Castaldi, geologo e alpinista, e Quintino Sella, mineralista insigne e politico: palestra di ardimento e di studio. E il suo allievo, e mio Maestro a Pavia, Taramelli, ricordava con entusiasmo e rimpianto i 15 giorni passati, nel '63, nelle Prealpi Lombarde con Stoppani e allievi, talmente mal messi da essere stati ritenuti briganti.
Nel 1848, a 24 anni, ordinato sacerdote, insegnante nel seminario di San Pietro, si dedica alle lettere, alla musica, al canto, ma, purtroppo, ben poco alla "sua vocazione" naturalistica. E scriveva : " Vorrei essere pianista, ma ho le mani troppo piccole; vorrei essere alpinista, ma ho le gambe troppo corte cioè non posso competere con certi miei compagni che hanno le gambe lunghe dal mio collo al mio piede ". Aveva una voce plasticissima, arrivando fino ai toni e alle note di soprano, con le conseguenze di gioiosi pettegolezzi. Ma la vita diventa pesante.
Nel 1853, oramai ben noto per le sue idee favorevoli all'indipendenza, viene allontanato dall'insegnamento e dalla vice-direzione del Calchi-Taeggi. E' la fortuna sua e della scienza. Per vivere accetta di buon grado l'incarico di precettore in casa del conte Francesco Porro a Como e, poi, a Milano, presso il nobile Alessandro Porro, e così può dedicarsi anima e corpo alle camminate dì esplorazione e alla raccolta di fossili. Ormai la via è segnata. La casa Porro aveva già dato alla scienza un famoso malacologo, Carlo Porro, ucciso dagli austriaci nel 1848 mentre veniva trasportato prigioniero a Melegnano. Con Stoppani, dalla famiglia Porro escono tre personaggi, direttamente o indirettamente sue creature: Pietro Porro, esploratore, trucidato nel 1886 ad Harrar; il Generale Porro, insigne geografo e Capo di Stato Maggiore nella guerra '15-18; l'ingegnere Cesare Porro, geologo, cui si deve un magnifico rilevamento delle montagne bergamasche pubblicato da Hoepli e la scoperta di giacimenti petroliferi negli Stati Uniti e nel Mar Rosso.
E Stoppani accetta anche di assistere i giovani dell'Orfanotrofio maschile dove accoglierà l'orfanello Cogliati che diventerà uno dei tanti editori delle sue opere, e in più, vince un concorso come custode dei cataloghi nella Biblioteca Ambrosiana; ma ben pochi conoscevano il valore della persona e della scienza che egli avrebbe voluto meglio professare, E' noto che quel bravo reverendo che gli ebbe a consegnare le chiavi dei cataloghi, gli disse e consigliò, in buon meneghino " Ch'el senta, car el me Dun Antoni, ch'el me daga traa a mi: ch'el lassa de part quela sua urticultura ", confondendo la geologia con l'agricoltura.
Nel 1854 il geologo austriaco Francesco Bitter Von Hauer, inviato dal governo di Vienna per il rilevamento geologico della Lombardia, viene a conoscenza delle ricerche e della raccolta di Stoppani; dai frequenti incontri e dai confronti, Stoppani, pur modesto, si accorge di saperne quanto Hauer e perciò di essere ormai entrato nella scienza geologica; e comincia la produzione di grande impegno. A lui contemporanei, o quasi, vi erano già dei geologi in Lombardia: De Filippi, Balsamo Crivelli, Cornalia, Curioni, Villa; ma egli rapidamente si impone per la sua capacità di lavoro, per la sua facile e precisa parola, per la sua vasta cultura, per la bontà, per la modestia e per la sua genialità.
Nel 1857 esce il primo lavoro: Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia, frutto di quasi 20 anni di paziente raccolta, di estenuanti ricerche attraverso le montagne lombarde e di elaborazione di quanto, in modo frammentario da altri era stato fatto fino allora. Finalmente la Lombardia può avere la sua Carta Geologica. Questa opera è una rivelazione per i geologi, per il pubblico e per lo stesso Autore. Con essa, " la pallida modesta biografia del giovane sacerdote proscritto sorge e s'innalza d'un tratto, illuminata di speranze ". Viene presto e da tutti riconosciuta come un'opera degna non d'un geologo alle prime armi, ma d'una mente già matura. E' un salto di qualità e di quantità rispetto a quanto era già stato fatto, soprattutto nel campo fondamentale della stratigrafia ; e si ebbe le lodi persine dallo stesso Hauer, anche se nell'interpretazione non in tutto i due grandi geologi fossero concordi. Merito dell'Hauer la distinzione della dolomia Esino metallifera dalla dolomia principale del Resegone e il riconoscimento della posizione del RaibI superiore all'Esino, ma merito dello Stoppani il difficile riconoscimento dei rapporti di facies eteropiche del calcare Esino con gli scisti ittiolitici di Perledo.
Nel 1855 viene fondata la Società Geologica residente in Milano, la prima in Italia, quella che, ben presto, allargando il suo campo, diventerà (1859-60) la nostra attuale Società Italiana di Scienze Naturali, mentre solo nel 1881 verrà fondata a Roma la nuova Società Geologica Italiana, che avrà come presidente Stoppani nel 1884.
Nel 1858 esce la splendida "Paleontologie lombarde", con la collaborazione scientifica di Meneghini e di Cornalia e con l'aiuto finanziario del padre, Giovanni. Scrisse a questo proposito Gaetano Negri, senatore radicale, allievo di Stoppani: "E' il pronao grandioso di un tempio che non s'è potuto condurre a termine, ma è nello stesso tempo un edificio mirabile ", Infatti per mancanza di fondi, l'ulteriore pubblicazione doveva essere troncata dopo la stampa di quattro volumi: ma intanto tutta la serie del Retico (Azzarola, ecc.) e del Ladìnico (Esino) veniva conosciuta.
Nel 1859 dopo la partecipazione, fino a Sommacampagna, alla seconda guerra d'indipendenza, ottiene dal Governo di Torino l'abilitazione all' insegnamento delle Scienze Naturali; sono gli anni della grande fioritura, e i frutti ben presto si vedono.
Nel '61, su proposta del grande matematico Brioschi, viene nominato libero professore di Geologia nell'Università di Pavia, non di ruolo, perché gli ecclesiastici erano allora malvisti in cattedra. Memorabile la sua prolusione dal titolo La preminenza degli studi geologici italiani. Fu trionfo, anche per la causa italiana. Scrisse il suo allievo bergamasco Torquato Taramelli "Sentimmo in quelle parole come uno squillo per la scienza e per la patria ",
La priorità e la preminenza dei geologi italiani venne altamente riconosciuta dal Lyell, il più grande geologo della prima metà del secolo XIX, il quale scrisse "Ritorno con piacere ai geologi d'Italia che, dopo aver preceduto i naturalisti d'altri paesi, conservano ancora una decisa superiorità". I nostri geologi avevano oramai abbandonato le vane discussioni teoriche su temi troppo generali, per dedicarsi invece soprattutto alla spiegazione dei numerosi dati di fatto; siamo fortunatamente entrati nel campo della geologia scientifica.
Nel 1863 gli fu conferito l'incarico dell' insegnamento all'Istituto Tecnico Superiore di Milano (l'attuale Politecnico). Dopo qualche anno di docenza ebbe, non dico solo l'idea, ma la necessità di pubblicare un Corso di Geologia. E iniziò il lavoro di raccolta e di elaborazione. Data la evidente premura e, d'altronde, non sembrandogli che quanto andava scrivendo fosse degno del nome di Corso né tantomeno di Trattato di Geologia, dal 1866 al 1870 diede alle stampe tre volumi dal titolo "Note ad un corso annuale di geologia ". Egli chiamerà, poi, queste note, come il prodotto d'una semi-improvvisazione. Ma bisogna pensare che si tratta complessivamente di ben 1400 pagine tutte piene di meravigliose descrizioni topografiche e di concetti altamente scientifici. Egli ama condurre quasi per mano il suo lettore; non dice: qui, attorno al Lago d' Iseo, vi sono 3-4 terrazzi, ma dice: "dalla cima del Montecchio discendiamo ", e così di seguito. Interessante anche il senso pratico nella stampa, perché nella numerazione, e nelle corrispondenti citazioni, non va per pagine ma per argomenti-paragrafi, metodo forse appreso dalle edizioni della Bibbia o dei Vangeli. Ma col 1871 queste cosiddette "Note" lasciano il posto ad un vero e proprio Corso di Geologia, che è un vero trattato di Geologia, petrografia e geomorfologia. Anche qui, 3 volumi dagli stessi titoli delle Note: dinamica terrestre, geologia, stratigrafia e geologia endografica, ma con aggiornamenti, completamenti e profonde modificazioni nei particolari, tanto che ne risultano complessivamente ben 2100 pagine.
In quest'opera originalissima potrà sembrare strano che mentre segue il Lyell nella teoria della evoluzione della superficie terrestre, si mostri, invece, estremamente contrario non solo alla pura teoria darviniana, il che anche oggi potrebbe essere normale, ma alla stessa teoria dell'evoluzione degli organismi in linea generale, seguendo in ciò il grande Cuvier. Stoppani fu antievoluzionista per piena convinzione; non per partito preso come potrebbe sembrare dal senso religioso che egli aveva della vita
Quanto a tettonica, egli vigorosamente combatte Elia de Beaumont e Von Buch, per cui può sembrare anche un antesignano delle teorie moderne sulla tettonica-orogenesi da costrizioni tangenziali anziché da sollevamenti verticali per vulcanesimo o altro.
Scrisse il Negri : " II Corso di Geologia, lavoro monumentale. II tempo, con tutte le necessarie correzioni, come ogni opera della scienza, nulla torrà alla sua bellezza ".
Oramai Stoppani può compiere viaggi per tutta l'Europa per visitare di persona località fossilifere e Musei di Storia Naturale; è forse qui il caso di ricordare lo sfortunato viaggio in Siria compiuto nel '74 di cui approfittò per scrivere due interessanti libri, uno scientifico " Parallelo delle Alpi e del Libano " e uno di ottima e spassosa narrativa " Da Milano a Damasco ", vivace diario di viaggio (1874), cioè d'un pellegrinaggio in Terrasanta, progettato da Stoppani con un gruppo di milanesi, con un itinerario attraverso la Turchia, il Libano e la Siria e poi l'Egitto" per studi diversi secondo le competenze di ciascun partecipante (geografia, geologia, storia, etnologia, ecc.), troncato e finito male in seguito alla frattura di una gamba per Stoppani, causata da un calcio di un cavallo nella traversata sul Libano, e poi ad un' infezione in quasi tutti i partecipanti, tra cui Don Ceroli che morì in Egitto. Le descrizioni sono vivaci ; narra anche gli incidenti ma, ottimisticamente, soggiunge " Se un fiore non fa primavera, uno spino non fa rovaio ". E lamenta la molle educazione odierna (siamo nel 1875); che si dovrebbe dire oggi?
Gli incontri con Desor, con Marinoni e con Castelfranco gli danno modo di compiere notevoli ricerche di paleontologia sulle palafitte del lago di Varese e su altri villaggi lacustri del Varesotto e del Comasco e in lui sorge V idea di un'opera completa sul quaternario. Egli dirigerà, aiutato da Gaetano Negri e da altri, la grande opera Geologia d'Italia e personalmente compirà quanto riguarda il quaternario, cioè l'Era Neozoica.
E' forse questa l'ultima grande opera di Stoppani. Con brio vivacissimo e con l'enfasi della convinzione penetra nella " controversia glaciale " sostenendo che durante il quaternario l'Adriatico non solo occupava ancora la pianura padana tutta, ma penetrava, come fiordi, in quelle valli che dovevano poi diventare sede delle imponenti colate glaciali e, poi, i laghi. Lotta quindi contro la teoria della escavazione glaciale pura e semplice e, ancor più, contro quella della riescavazione di conche preesistenti successivamente colmate di alluvioni ; né accetta l'idea della pluralità delle glaciazioni. La presenza di fossili marini di clima non freddo nel materiale morenico viene interpretata da lui come prova d'immersione delle fronti glaciali in un mare caldo pliocenico, anziché, come venne in seguito dimostrato, trattarsi di lembi di depositi pliocenici erosi, trasportati e abbandonati da fiumi e ghiacciai insieme con il normale materiale alpino, prevalentemente cristallino, nel quaternario.
Nel 1881, in occasione della seduta reale dei Lincei a Roma, tiene il famoso discorso " Sull'attuale regresso dei ghiacciai sulle Alpi ", alla presenza di Re Umberto e di Margherita di Savoia, ricevendone complimenti, validi anche per la conoscenza del fenomeno da parte del Re; chiesto quali ne saranno le conseguenze, candidamente rispose " Non si preoccupi, lasci fare alla Provvidenza ".
In questo lavoro Stoppani da come causa delle variazioni non tanto le variazioni di temperatura, quanto, e soprattutto, le variazioni quantitative della nevosità. E porta dati notevoli: avanzata dal 1797 al 1806 con 243 giornate di neve a terra a Milano (cioè 26 giorni all'anno); regresso dal 1857 al 1876 con 166 giornate di neve (solo 8 giornate all'anno); e, aggiungiamo noi, oggi a Milano, zero o poco più. Anche nel glaciale? Se sì, dunque, secondo Stoppani, possibilità di ghiacciai che immergevano le loro fronti in un mare non freddo. Forse Stoppani avrebbe dovuto portare anche corrispondenti prove di temperatura; prove che, penso, riteneva superflue perché di comune conoscenza.
Non sarà inopportuno aggiungere, che sei anni prima, cioè esattamente un secolo fa, Stoppani scopriva presso Vezzano, nel Trentino, le prime marmitte glaciali sulle Alpi italiane; e qui venne ora tracciato, per opera del Museo di Storia Naturale di Trento e della SAT (Società Alpinisti Trentini) il " Sentiero Stoppani " che consiglio a tutti di visitare. E potremmo aggiungere che forse l'ultimo scritto di Stoppani, pubblicato sei mesi prima della sua morte, si riferisce proprio ad altre notevoli marmitte glaciali, scoperte nel dosso di Spirola alla periferia di Lecco, che vennero presto tagliate per lasciar posto al tracciato in trincea della nuova ferrovia Lecco-Colico.
Stoppani si mostra conoscitore personale di una enorme quantità di fatti, collocati soprattutto nelle Alpi e nelle Prealpi. Oggi molte sue conclusioni non sono più accettabili, e già fin d'allora trovarono valida opposizione da parte di Omboni e di altri contemporanei; nonostante ciò, i contributi portati da Stoppani alle Scienze della Terra, soprattutto nel campo della stratigrafia lombarda, sono dei capisaldi, come ebbe a dire il suo più caro allievo, Taramelli distinzione, ai piedi delle Prealpi, delle formazioni eoceniche e cretaciche da quelle oligo-mioceniche, quasi post-alpine; riduzione topografica in più esatti limiti delle formazioni liassiche; precisazioni notevoli sui rapporti tra i vari orizzonti triassici e il retico; tentativi per il riconoscimento delle diverse strutture del metamorfico, le cui conoscenze erano agli albori.
Disse e scrisse nel 1891 il Senatore Gaetano Negri, geologo e suo allievo "Nel campo della geologia egli è veramente Sovrano. Se altri potrà superarlo nella conoscenza tecnica di alcune parti speciali alla scienza, nessuno può stargli a fianco per la vastità dello sguardo e del concetto, per la sintesi creatrice, per l'acutezza dell'osservazione, per quegli sprazzi di luce che rivelano improvvisamente nuove prospettive e aprono nuovi campi di ricerca" e aggiunge: "Non fu mai geloso della sua scienza e della sua professione, come capita in tanti altri che salvaguardano con ciò la propria pochezza. Col cuore sempre in pace passava facilmente da un lavoro serio a uno scherzo, da una lezione a una chiacchieratina con i giovani, da un discorso scientifico a una cordiale conversazione con gli uditori".
" II poeta della geologia " lo ebbe a chiamare Francesco Savorgnan di Brazza.
Stoppani è uno dei fondatori, certamente il più geniale ed entusiasta, della Scuola Geologica Italiana, maestro amoroso e valentissimo.
A Stoppani si deve, poi, l'impegno, pesante, e riuscito solo molto dopo la sua morte, perché alla direzione della Carta Geologica d'Italia venissero chiamati non solo ingegneri e tecnici minerari, ma soprattutto geologi altamente qualificati nel campo della ricerca scientifica, anche se egli stesso aveva scritto pagine, ancora quasi d'attualità, sui giacimenti petroliferi e s' interessasse di problemi pratici, quali alcuni progetti di trafori alpini.
Stoppani, grande e saggio divulgatore
E fu un grande conferenziere, versatile conversatore, simpatico, ascoltato, desiderato, dalla voce carezzevole, ma potente : poeta della geologia ; chiaro, corretto, garbato ed arguto. Quindi oltre che grande geologo fu anche un eminente divulgatore delle scienze della Terra.
Anzi Stoppani raggiunge l'apogeo della sua fama con le sue opere di scienziato popolare.
Dal 1863 al 1877 Stoppani aveva tenuto una serie di pubbliche frequentatissime conferenze nel Museo al Palazzo Dugnani e nel vicino Salone dei Giardini Pubblici. Nel '73 aveva tenuto 14 conferenze sulla " Purezza del mare e dell'aria dai primordi della vita sulla Terra ". Nel '74 viene pubblicato il testo di queste conferenze, che vengono poi ripubblicate nel tardo '88 ma con un titolo più completo che inizia con " Acqua e aria,... ecc. ". Sono conferenze di alta divulgazione e il testo è certamente superiore a quello del ben più fortunato "Bel Paese". Alcuni concetti e alcune informazioni sono oggi molto, troppo invecchiati, ma la lettura è talmente avvincente che le rende ancora quasi di attualità; è forse il lavoro di divulgazione meglio riuscito tra tutti quelli scritti da Stoppani. Mi permetto solo esprimere qui due titoli. I conferenza: "Dell'economia tellurica come la studia il geologo, ossia dei provvedimenti ordinati a mantenere l'ordine nel globo espressi dalle masse che lo compongono " ; X Conferenza : " II regno vegetale considerato come forza tellurica ordinata al mantenimento della purezza dell'atmosfera ". Oggi, a molti biologi, lodevolmente approfonditi nelle analisi, questa parola "ordinata" può turbare le orecchie e la mente, ma per molti altri, che oltre alle analisi, si dedicano anche a considerazioni più estensive, questo finalismo non può dispiacere: tutt'altro.
In periodo recente (1944) il Monticone scrive " Stoppani è il poeta della Provvidenza ". Provvidenza e finalismo, manifestati tra l'altro, nei capitoli in cui discute, e con grande proprietà di linguaggio e con efficiente esemplificazione, dei modi di formazione dei calcari, del salgemma, dei carboni fossili e del ferro.
Viene, poi, "L'ambra nella Storia e nella Geologia" in cui Stoppani diventa paleontologo e storico con una versatilità e una erudizione superiore, accompagnata da una sicurezza scientifica e da una forma mirabilmente giovanile per eleganza e brio; dalle dense foreste mioceniche e dall'ambra che ne derivò, alla preistoria dell'umanità della pietra e del bronzo, ai commerci degli etruschi, alle vie seguite da quegli antichi portatori attraverso le Alpi e al sorgere di centri commerciali lungo queste vie.
Invidiabile e fortunatissimo "II Bel Paese " nato da articoli che inviava a riviste diverse per famiglie, scritto a 50 anni (1873-75), nel pieno rigoglio della vita; più di 150 tra ristampe e edizioni (una delle ultime, completa anche di note, pubblicata da Vallardi nel 1939), mai superato, anche se numerosi furono i tentativi come da parte del Lioy e soprattutto dell'Amighetti con la sua "Gemma Subalpina". Ma tante altre opere ha scritto di divulgazione" tra cui poesie, come nel volumetto " Asteroidi " il magnifico piccolo poema sul "Sasso di Preguda", uno di quei numerosi enormi erratici alpini che i ghiacciai trasportarono dall' interno delle Alpi e abbandonarono nell'alta pianura e sui pendii delle Prealpi, chiamati da noi "trovanti" cioè come trovatelli abbandonati in altra sede da genitori d'altra stirpe; e mi sì permetta qui che ripeta alcuni versi al riguardo, in cui il masso narra la parte più tragica della sua storia.
"Un giorno io stesso sentii staccarmi dal materno grembo della mia cima. Appena all'Alpi in viso alitò primavera, il pie mancarmi sentii d'un tratto, e sul fatale abisso, tremendo istante, rovesciai la testa " accenno anche a quell'ottimo lavoro " Che cos'è un vulcano " pubblicato con una prefazione del Prof. Luigi Colombo di Lecco, che è molto di più di una prefazione (e che io raccomando a tutti perché il Prof. Colombo è riuscito ad estrarre dai più diversi lavori di Stoppani dei "pezzi" notevolissimi che sono i migliori "estratti" delle opere di tanto Autore) ; il volumetto sulla Natura e la Divina Commedia, quello dilettevole sui Primi anni di Alessandro Manzoni, e quella raccolta di pensieri sparsi dal titolo " I trovanti ", cioè pezzi sparsi di concetti sparsi,
Ma in realtà vorrei dire che tutte le opere di Stoppani si possono chiamare "di divulgazione" perché non ve n'è una che non sia comprensibile anche alle persone di media cultura.
E' tanto l'entusiasmo dell'esposizione e tanta l'arte di togliere ciò che è superfluo, che anche le cose più difficili diventano all'ascoltatore o al lettore, semplici ed evidenti.
Allo Stoppani, esattezza di scienza, forma espressiva e talora poetica, discorso limpido dovevano fondersi in una cosa sola; perché tale era il suo carattere eminentemente estroverso: semplicità, arguzia, desiderio di far partecipi gli altri di ciò di cui Egli era rimasto convinto, vivacità d7 ingegno e di pensiero, conoscenza profonda d'ogni argomento scientifico di cui discorreva, tutto fuso in un insieme armonico.
Così si esprimeva nel 1934 Papa Ratti (Pio XI): "Egli aveva il dono incredibilmente bello di una divulgazione invidiabile, cosicché anche oggi coloro che leggono i suoi scritti, o capiscono tutto, o credono di capire, tanta in Lui è grande l'arte di esporre e di rendere facile e comprensibile il pensiero scientìfico "
E trent'anni prima (io avevo 12 anni e frequentavo il " Manzoni " a Milano) lo stesso Papa, grande alpinista, allora Direttore della Biblioteca Ambrosiana, a cinquanta passi dalla mia abitazione (Via della Rosa, oggi Via Cesare Cantù, che era stata l'abitazione del martire Amatore Sciesa, Tirèmm inàns), tra un aiuto grammaticale di latino e una correzione mi diceva in un bel dialetto milanese " Pepìn, lègg minga trop el Salgari o el Verne; ti che te piàs anda in montagna, lègg " II Bel Paese "; te se truarè cuntènt ".
Lo Stoppani lamentava la mancanza di opere italiane di divulgazione scientifica naturalistica; e forse altrettanto si potrebbe dire anche oggi da noi dove il divulgatore o è raro o è privo di esperienza propriamente scientifica; la divulgazione deve essere posteriore alla conoscenza scientifica, e non solo un frutto di entusiasmo giovanile e di volontà di riempire un vuoto lasciato, purtroppo, dagli specialisti.
Stoppani non aveva parole benevole neppure per la scienza romanzata, tipo Verne, delle cui opere, tuttavia, riconosceva la bontà e la bellezza e gli intendimenti scientifici e morali. E lamentava che per esemplificazione didattica si scegliessero sempre fenomeni fuori d'Italia, quando in Italia, di Vie Male, di Canyons, oltre che di vulcani e ghiacciai, se ne abbiano tanti di meravigliosi e dei più vari tipi. Anche se i suoi lavori di paleontologia e di stratigrafia geologica sono validissimi esempi di piena specializzazione, da tutto l'insieme della sua attività si può però concludere che non era nato per essere specialista e unilaterale. Egli riteneva che la scienza fosse un tutt'uno, anzi non solo le scienze naturali, ma tutto lo scibile, dalla letteratura alla storia, all'arte, alle scienze della Terra, e cercò di evitare i due opposti modi : le troppo alte trascendentali elucubrazioni teoriche, che talvolta si riducono a parole vuote, e la divulgazione troppo bassa.
Questa sua grande capacità di vedere i collegamenti tra le più diverse scienze e soprattutto di farne la pratica realizzazione nelle sue attività di ricercatore, di scrittore e di espositore, era talmente radicata nello Stoppani che ne fece argomento della prolusione tenuta da Lui entrando nel novembre del 1877 a far parte dell'Università di Firenze come professore di Geologia, prolusione dal titolo molto espressivo " L'unità dello scibile ". Permettete che a questo proposito ripeta alcune sue frasi: "II processo scientifico, iniziato dai passati e da compiersi dai venturi, si potrebbe rappresentare graficamente con una specie di figura fusiforme, che comincia da un'apice colla sintesi intuitiva, si ingrossa immensamente nel mezzo coll'analisi, e termine all'altro apice colla sintesi riflessa. Noi ci troveremmo ora verso il mezzo della figura" cioè in un periodo di grande sviluppo dell'analisi che può essere un progresso, ma al tempo stesso un difetto e un pericolo". Ma aggiunge, tra l'altro " Questa sintesi, a cui aspira la scienza, è poi possibile di fatto? La umana scienza ha un limite e bisognerà accontentarsi di giungere fin dove si può. Ma il bisogno della sintesi è nell'uomo un fatto naturale ". E termina auspicando che gli scienziati si adeguino anche alle esigenze di tutti, anche dei non specialisti, augurando un maggiore impulso nell'opera di divulgazione. E non si può dire che egli non abbia dato in proposito esempi luminosi.
Erano certamente altri tempi ; è passato un secolo e più da quando egli teneva conferenze; oggi sembra necessario seguire due vie che non sono in opposizione, se non per il tempo disponibile; quella nettamente scientifica e analitica intensiva, e quella estensiva che si avvale dalle ricerche altrui nei più diversi campi; ad ogni modo, la scienza non per sé, non per la scienza in sé, ma per l'uomo, sia tecnico sia di speculazione.
Possedeva quella meravigliosa versatilità per cui un vero scienziato riesce ad abbracciare i rami più disparati del sapere, cogliendo da ciascuno i frutti migliori per comporne la sintesi. Perché la via maestra del sapere e del progresso consiste non solo delle profonde analisi di un fénomeno, ma anche delle sintesi e spesso delle intuizioni. Ogni ipotesi, derivata spesso da intuizione, è uno stimolo per gli sperimentatori; i fenomeni naturali sono talmente collegati fra loro che soprattutto le menti più elevate riescono a comporre delle sintesi che ne rappresentano la realtà fenomenica. E Stoppani fu certamente geniale sia nelle analisi della paleontologia e della stratigrafia, sia e forse più, nelle sintesi geologiche, letterarie e filosofiche.
Antonio Stoppani considerava il parlare e lo scrivere come una cosa santa, umana. E volle anzi darne una viva dimostrazione con una conferenza, tenuta nel 1883 all'Accademia della Crusca in Firenze, dall'espressivo titolo "La santità del linguaggio", In questo discorso, che oggi possiamo leggere in ben 85 pagine di stampa, gli argomenti trattati sono numerosi e dei più vari, andando dalla trattazione anatomica dell'apparato vocale a quella morale e religiosa; oggi non a tutte potremmo dare la nostra completa adesione, ma queste 85 pagine potrebbero costituire un argomento di discussione che riempirebbe migliaia di pagine, perché ogni periodo è un concetto. Vi sono delle pagine molto adatte anche ai nostri giorni, in cui troppo spesso vengono create nuove inutili parole e, soprattutto, molte parole vengono cambiate di significato, contro il senso comune, quel senso comune che, al dire di Stoppani "scopre e spezza le fila insidiose con cui il sofisma irretisce spesso anche gli ingegni più perspicaci".
Quando si guarda superficialmente a tutto il poderoso insieme di opere, piccole e grandi, scritte da Stoppani in soli 35 anni di attività di scrittore, si potrebbe pensare, a un eccesso di grafomania e di logorrea; ma appena si inizia la lettura, in qualunque sua opera, di qualche periodo, ci si sente attratti a continuare, e non solo per il facile fluire del discorso, ma per i concetti espressi, concetti profondi, alcuni derivati da intuizioni geniali, ma ben documentati e perciò convincenti. E dico questo anche per esperienza personale, molto valida perché è notorio come purtroppo io non sia buon avido lettore e buon bibliografo.
Qualche volta la foga della difesa e dell'accusa determina un eccesso di periodi, di parole e di ripetizioni. E questo, raramente quando vengono trattati argomenti scientifici, bensì abbondantemente quando si tratta soprattutto di argomenti inerenti alla morale, all'onestà e alla metafisica. Sembra quasi che in qualunque lotta che sia o che diventi ideologica, la mancanza di precisi dati di fatto determini un notevole senso quasi di violenza, che non esiste, invece, quando si tratta di problemi concreti, come quelli attinenti alla matematica o alle scienze naturali.
La sua fama, come geologo e come alto divulgatore della scienza, in Italia e all'Estero, fu tale che persino a Luxor nell'Alto Egitto, presso l'antica Tebe, sorse una scuola dedicata ad Antonio Stoppani, forse ancora oggi funzionante. Scrisse Gaetano Negri, eminente naturalista e Sindaco radicale della Milano fine '800, "Stoppani fu uno di quei rari uomini che esercitano con la vita, con l'esempio, e con la persona un' influenza ancor maggiore di quella che viene dall'opera loro".
Abate Antonio Stoppani
(1824 - 1891)
geologo e paleontologo, professore all’Istituto Tecnico Superiore.
Prof. Giuseppe Nangeroni, geografo (1892 –1987)
Autore della biografia di Antonio Stoppani
Nel 1930 conseguì la libera docenza in Geografia fisica e nel 1936 nella Facoltà dell’Università Cattolica di Milano, venne chiamato a ricoprire la cattedra di Geografia presso la Facoltà di Magistero divenendone anche preside dal 1943 al 1945 e dal 1954 al 1968; in Università Cattolica sarà direttore dal 1932 del Seminario di Geografia e dal 1961 al 1968 dell’Istituto di Geografia. Nella sua ininterrotta attività scientifica Giuseppe Nangeroni ha sviluppato e approfondito in particolar modo le ricerche sul glacialismo, la morfologia glaciale, il Quaternario, il carsismo. Nella sua lunga vita, intessuta di relazioni, Giuseppe Nangeroni è stato maestro di generazioni di studiosi, di allievi, di insegnanti, di appassionati della montagna, di collaboratori in vari organismi socio-culturali.
Ritratto giovanile (1848) di Antonio Stoppani
Lecco, casa natale di Antonio Stoppani
Il Museo di Storia Naturale di Milano nel quale Stoppani è stato membro del Consiglio dei Conservatori del Museo dal 1865 al 1868 e direttore dal 1882 al 1891.
Busto marmoreo di Antonio Stoppani presso il Museo di Storia Naturale di Milano
Il famoso testo di Antonio Stoppani,
"Il Bel Paese" pubblicato nel 1881
Altro testo di geologia della prolifica produzione scientifica di Antonio Stoppani (1880)