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LA GROTTA
La grotta Buca del Corno, n.1004 LO si apre sulle pendici del monte Sega, a meridione del paese di Entratico. La Carta Geologica mostra una serie di formazioni disposte in fasce allungate. Per estensione di affioramento il Calcare di Moltrasio ha il maggiore sviluppo superficiale ed è la roccia liassica (Pliensbachiano, Giurassico inferiore) nella quale la grotta si è formata. Si presenta in strati decimetrici color grigio-nocciola con liste e noduli di selce, dove sono frequenti gli effetti dell'azione degli organismi viventi entro i sedimenti talora deformati quando erano allo stato plastico. Vi si trovano anche alcuni fossili, le ammoniti, visibili in alcune pareti della grotta.
Al tetto della formazione, con età compresa tra il Giurassico inferiore e medio, si sovrappone il Rosso Ammonitico Lombardo (Toarciano-Aaleniano) che in una cava della vicina Valle delle Colta, in una cava ora inattiva, con le sue ammoniti ha dato un notevole contributo alla conoscenza della paleontologia giurassica della nostra regione.
In relazione ad un fenomeno tettonico locale la piega "anticlinale" di Zandobbio -Trescore ha messo a giorno, tra i calcari cretacici più recenti, rocce più antiche del Lias inferiore e medio. Sempre in dipendenza di questa piega la giacitura degli strati entro i quali è scavata la grotta è inclinata verso settentrione determinando in tal modo la forma asimmetrica del suo ingresso.
Secondo uno "stile" tettonico proprio di questo settore alpino alle pieghe sono associate fratture e " sovrascorrimenti" che hanno disturbato la lettura geologica di questa parte del territorio e determinato in Val della Colta lo strizzamento ed anche l'elisione delle formazioni rocciose.
A determinare la formazione della grotta di Entratico hanno contribuito in primo luogo le vicende tettoniche e successivamente la natura carsificabile delle rocce. L'agente principale è comunque l'acqua che sceglie le vie preferenziali per penetrare nella montagna e dilatare i suoi percorsi trasformandoli in grotte. In maniera analoga si esprime anche la relazione di Mario Pavan (1953) nel capitolo " Appunti sulla genesi della cavità". Egli scrive: "Ci pare risulti evidente come la cavità nel suo insieme non debba la propria origine esclusivamente al corso d'acqua che la percorre, bensì erediti la sua attuale morfologia dall'azione erosiva combinata sulla direttrice di una preesistente rete di fessure della roccia" ed ancora, "In vari tratti la grotta presenta appunto direttrici di sviluppo che corrisponderebbero abbastanza bene a questo tipo di fessurazione originaria della roccia ; lungo tali direttrici ha agito successivamente l'erosione idrica allargando le diaclasi, modellandole e spesso mascherandone la caratteristica originaria".
Occorre indubbiamente considerare il lungo tempo durante il quale hanno potuto svilupparsi i fenomeni speleogenetici in uno scenario geografico che differiva da quello attuale. La grotta stessa ne è testimonianza col limitato sviluppo sovrastata da un modesto spessore di roccia. Lo smantellamento dei rilievi ha contribuito a ridurre di molto la massa rocciosa entro la quale si è formata; anche la sua troncatura, presso l'attuale imbocco, lascia supporre un suo ben maggior sviluppo verso valle con articolazioni che potevano raggiungere nel Messinano il margine roccioso di una pendice aperta su una valle profonda.
A giudicare anche dall'andamento meandriforme del ramo principale e dalla sua sezione pressoché circolare, per lo più priva di concrezioni, prende corpo l'ipotesi che a dettare le forme prevalenti della grotta sia stato lo scorrimento di acque turbolente come in una "condotta forzata". Questa abbondanza di acque correnti può essere dovuta sia a fasi climatiche del passato lungamente e abbondantemente molto più piovose, ma soprattutto ad ben maggiore bacino idrografico di raccolta delle acque confluenti nella grotta, che ora è modestissimo, secondo una geografia ben diversa rispetto al passato.
L'andamento della piega ha influenzato la forma del tratto iniziale della grotta
Il geologo Rocco Zambelli, profondo conoscitore della Val Cavallina, in "Evoluzione tettonica carsica del territorio orobico" (vol. 3° della rivista del Museo Civico di Scienze Naturali "Enrico Caffi" di Bergamo, 1981), espone una visione di sintesi del carsismo sul territorio, tuttora valida facendo notare che la grotta di Entratico fa parte della "fascia collinare" costituita da rocce sedimentarie di origine marina del Giurassico (predominano i calcari e i calcari marnosi) e del Cretacico (prevalgono le arenarie e le marne con pochi calcari). Considerando la natura delle rocce il geologo scrive: "Il carsismo di profondità interessa sia i calcari che le marne. Le predominano le strutture con una morfologia matura: cavità grandi e medie, a sezione circolare; intensa metereoclasi; incrostazioni molto alterate; riempimenti di brecce, spesso ossifere; pozzi di crollo. Si tratta, quasi sempre, di cavità fossili, asciutte. Le sorgenti, piccolissime, hanno raggiunto lo strato impermeabile di base. La morfologia di questa fascia è da attribuire ad un territorio che è stato elevato in un periodo relativamente antico e che, dopo leggere oscillazioni, ha subito una lievissima sopraelevazione in tempo recente. Il periodo la grande elevazione va cercato nel Miocene. Durante il Pliocene le vallate erano incise come oggi; sul loro fondo, invaso dal mare, in seguito ad una modesta trasgressione provocata dalla leggera subsidenza pliocenica si sono depositate le argille fossilifere."