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LA GROTTA
L'interesse paletnologico della grotta trova un primo riscontro negli scritti di Stoppani: "Usciti appena ci demmo a frugare, ajutati dallo zappone, il terreno che formava uno strato all'altezza di mezzo metro all'incirca, entro una nicchia laterale, precisamente sull'ingresso della caverna. Speravamo trovarvi gli indizi dell'uomo preistorico". ..."Vi basti intanto il sapere che anche la Buca del Corno, offri il suo piccolo contributo alla storia dei tempi preistorici; carboni spenti, indizio di mense primitive; ossa lavorate, e fin un frammento d'un coltello di selce, e un rozzo coccio, il tutto mescolato ad un terriccio nerastro e grasso, che si poteva proprio dire la spazzatura di quella casa veramente primitiva." (Stoppani, 1875, Bel Paese, Serata XIX, 12-13).
L'uso dello "zappone" come strumento per lo scavo archeologico dice quanta strada abbia fatto da allora questa scienza dove la stratigrafia ha particolare rilievo rispetto al passato quando contava solamente la raccolta di oggetti in pietra, di ceramica, metallici oppure ossei che in qualche modo confermassero la visitazione umana del luogo. Adesso è rivolto grande interesse alla raccolta ed allo studio dei resti vegetali ed animali per ricostruire il contesto ambientale nel quale si è formato il dato archeologico. A ricerche di questo tipo e nello stesso detrito-argilloso scavato dallo Stoppani si deve nel 1888 il ritrovamento di un coltello in selce da parte di Don Alessio Amighetti (autore della "Gemma Subalpina").
A distanza di oltre mezzo secolo un altro sacerdote, Enrico Caffi, effetua ricerche nella grotta pubblicando nel 1938 un resoconto con intenti soprattutto archeologici "per meglio determinare i suoi rapporti con l'uomo antico". Sulla base dell'analisi di manufatti e resti ossei umani rinvenuti in uno scavo effettuato nel 1938 da Faustino Borra, podestà di Gaverina, ipotizza che la Buca del Corno, analogamente ad altre caverne, sia stata usata come sepolcreto.
La documentazione scientifica più moderna è invece il frutto del lavoro di tre autori più recenti: il conte Ottavio Cornaggia Castiglioni & Enrico Pezzoli (1970) responsabile della sezione di paletnologia del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, Raffaella Poggiani Keller (1991), direttrice della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, e Stefania Casini, conservatrice del Civico Museo Archeologico di Bergamo che nel libro "Entratico", pubblicato dal Comune nel 1994, ha redatto il capitolo "I ritrovamenti archeologici della Buca del Corno di Entratico".
Abate Antonio Stoppani
Don Alessio Amighetti (1850 - 1937)
Autore di "Una Gemma subalpina" nella quale è riassunto non solo il sapere geologico dell’Amighetti applicato all’area sebina, ma anche la sua vena poetica, patriottica e spirituale. A questa opera si affiancano negli anni altri contributi scientifici come “I ghiacciai moderni e i ghiacciai antichi - Saggio Popolare di Meteorologia e Geologia”, “Osservazioni geologiche sul terreno glaciale dei dintorni di Lovere” (1888), “Nuove ricerche sui terreni glaciali dei dintorni del lago d’Iseo” (1889), “La gola del Tinazzo - Lovere - Geologia e paesaggio” (1897), “Il fenomeno carsico sul lago d’Iseo” ( 1900).
Raffaella Poggiani Keller
Direttore Soprintendenza
Archeologica della Lombardia.
Stefania Casini
Conservatore Civico Museo
Archeologico di Bergamo
Conte Ottavio Cornaggia-Castiglioni
In particolare Ottavio Cornaggia Castiglioni & Enrico Pezzoli,(1970) in "Elementi di corredo dalle sepolture eneolitiche del "Buco del Corno" di Entratico (Bergamo)" nel quadro degli studi dedicati alle manifestazioni della "Civiltà eneolitica" in Lombardia, mira a far luce sul significato dei reperti paletnologici provenienti dal Buco del Corno, sia di quelli provenienti dagli scavi del Borra sul finire degli anni '30 sia di quelli delle sepolture scoperte dal membri del Gruppo Speleologico locale. Cornaggia Castiglioni suddivide tali manufatti in diverse categorie: industria litica scheggiata e levigata, "oggetti di adorno" e ceramica. Anche questo autore conferma l'uso frequente della cavità a scopo funerario.
Una moneta di età romana del tipo "sestertius" datata 160-210 d.C. del periodo degli Antonini, probabilmente recante l'effigie di Lucio Vero (diritto: capo laureato rivolto a destra; rovescio:figura femminile stante con lancia; diam. 28 mm), quindi molto più tarda rispetto alle altre testimonianze, costituisce un ritrovamento sporadico localizzato nell'alveo del rivo d'acqua antistante la grotta.
Enrico Pezzoli nel 2005 pubblica "I Molluschi ed i Crostacei delle Sorgenti e delle Acque sotterranee della Lombardia", in "Quaderni della Biodiversita" a cura del Parco del Monte Barro e Regione Lombardia, dove compare ampia documentazione della Grotta a cui sono seguiti numerosi aggiornamenti.
Dello stesso titolo: Aggiornamento periodico del CD precedente, arricchito da Glossari, parti illustrative speciali, ecc. DVD. (distribuito a cura del Parco del Monte Barro
Raffaella Poggiani Keller (1991) è l'autrice che indica, nel contesto preistorico della Lombardia collinare e perialpina, la Buca del Corno di Entratico come una delle scoperte più note e precoci in quanto studiata fin dall'Ottocento. Accompagna la sua relazione con un ricco corredo di immagini degli strumenti litici e dei frammenti ceramici reperiti nella Grotta.
Un accenno ai reperti archeologici della grotta si trovano anche in due altri documenti: nel capitolo redatto dal geologo Rocco Zambelli dal titolo "La storia del nostro territorio" dove tuttavia si sofferma maggiormente sugli aspetti geologici del territorio di Entratico e nella relazione redatta dal Gruppo Speleologico Bergamasco "Le Nottole" dal titolo "L'evoluzione del Buco del Corno - Lo 1004".
Moneta romana tipo "sestertius" del periodo degli Antonini (160-210 d.C.) trovata presso l'ingresso della grotta
PER APPROFONDIMENTI
Caffi Enrico, 1938
Fondatore del Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo
SEPOLCRETO NEOLITICO NELLA BUCA DEL CORNO IN VALCAVALLINA
In RIVISTA DI BERGAMO, anno 17, n. 2, febbraio 1938, pp. 68-71.
La sua relazione evidenzia l'interesse paletnologico della grotta e cita alcuni oggetti trovati fornendo un quadro della preistoria della Val Cavallina.
Corrain Cleto e Gilberta Malgari, 1975
LE STAZIONI NEO-ENEOLITICHE DELL'ITALIA NORDAPPENNINICA
LE SEPOLTURE DEI RESTI SCHELETRICI UMANI
In Quaderni di Antropologia e di Etnologia, Ed. Borghero Padova
Sono riportate alcune considerazioni scientifiche fatte attorno ad alcune ossa umane trovate nella grotta.
Casini Stefania, 1994
Conservatore Civico Museo Archeologico di Bergamo
I RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI DELLA BUCA DEL CORNO DI ENTRATICO
In "Entratico", 1994, edito dal Comune di Entratico
Tenendo conto dei contributi precedenti, descrive in maniera documentata la paletnologia della grotta.
Cornaggia Castiglioni Ottavio* & Pezzoli Enrico**, 1970 -
*Museo Civico di Storia naturale di Milano. Sezione di Paletnologia; **Malacologo
ELEMENTI DI CORREDO DALLE SEPOLTURE ENEOLITICHE
DEL "BUCO DEL CORNO" DI ENTRATICO (BERGAMO)
In "NATURA" Rivista di scienze naturali, vol. LXI, 1970, pp. 233-262.
È la prima relazione scientifica che tratta di alcuni reperti preistorici della grotta inquadrandoli nelle conoscenze del tempo sull'Età del rame (eneolitico) nella zona lombarda prealpina.
Poggiani Keller Raffaella - Fusco Vincenzo (data non conosciuta)
Aggiornamenti sulla preistoria della Lombardia Prealpina
Dopo un breve accenno all'Eneolitico - Bronzo antico nelle Prealpi lombarde viene riportato un elenco di reperti della grotta.
Poggiani Keller Raffaella, 1994
Direttore Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE PREISTORICHE
DELLA GROTTA SEPOLCRALE "BUCA DEL CORNO" DI ENTRATICO
Le riportato integralmente il capitolo scritto dall'autrice per il volume "Entratico" editato dall'amministrazione comunale.
Don Enrico Caffi
Breve nota biografica su Enrico Caffi. Sacerdote e naturalista bergamasco, è nato a San Pellegrino Terme nel 1866. Appassionato di scienze naturali e di geologia si laureò a Pavia presso la facoltà di Scienze Naturali e insegnò presso il collegio Sant'Alessandro e nel seminario vescovile di Bergamo. Il primo nucleo del Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo, ora intitolato al suo nome, venne costituito presso la sede dell'attuale biblioteca Angelo Maj nel 1917 e poi trasferito al palazzo visconteo della Cittadella in Città Alta dove attualmente si trova e di cui divenne il primo direttore. Si interessò in particolare di geologia, paleontologia, zoologia e botanica della provincia bergamasca. Alla sua morte, avvenuta a Bergamo nel 1948, lasciò al museo la sua biblioteca e tutto il materiale scientifico in suo possesso.