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DOCUMENTI > STORIA/GEOGRAFIA
Maironi da Ponte Giovanni,1782
Da "Sulla storia naturale della Provincia Bergamasca, dissertazione prima",
Bergamo, Locatelli, 1782, pagine 69-73
Alcune poche miglia quinci al dissotto sul lato sinistro della valle in un monte di Entratico prima villa al suo ingresso si trova la tanto rinomata caverna detta la Buca del Corno: la sua foce è rivolta a settentrione, e somministra copia grande di singolarità degne della osservazione di un filosofo.
Ella è tortuosa nella sua direzione verso il sud-est, a varie riprese ed ineguaglianze nella sua larghezza, e sempre a sua volta molto incurvato, e irregolare. La sua entrata è a foggia di speco di circa dodici piedi di altezza, e di venti e più di larghezza.
A cencinquanta passi incirca dal suo ingresso a man destra di chi vi entra, si trova nella parete un'apertura a foggia di porta artificiale. Entratovi vi si trova una grotta semirotonda di venti piedi incirca di diametro, ma così elevata di celtro che col chiaror di una torcia appena si arriva a comprendere la altezza. Rassomiglia al vuoto di una gran torre.
Sortito da qui, e proseguendo il cammino nella grande galleria per dugento e più passi, e un po salendo si arriva ad una strettezza, la quale sembra quasi contendere il passaggio. Conviene incurvarsi, piegarsi, e ripiegarsi, e superato questo angusto passo si riprende lo stesso corso di galleria. Il macigno, che qui ha sì fattamente ristretto il passo, apparisce distaccato dalla volta superiore, in cui resta il vuoto come di una grande cupola.
Quinci pure inoltrandosi, incontrati varj scoglj e dirupi si arriva ad un luogo, dove la grotta si divide in due gallerie. Una finisce in tronco a venti passi, s'inoltra l'altra moltissimo, sempre più ristringendosi sinché torna a suddividersi. L'una delle due suddivisioni s'inoltra incomparabilmente più dell'altra, e questa stessa poi finisce in tronco come terminata da un muro rovesciato di sassi smossi. A detta di alcuni vecchj di que' contorni la grotta si avanzava assai di più, ed ho inteso che contemporaneamente all' otturamento di questa ultima galleria si facesse nella pendice del monte superiormente alla stessa uno sprofondamento di terreno. Diffatti io ho visitata tutta questa pendice, e vi ho trovato questo ribassamento di terreno sensibilmente corrispondente alla direzione, e all'inoltramento della grotta. Avrei amato di sapere se ciò avvenisse in qualche occasione di tremuoto; ma non me ne seppero dar contezza.
Questa grande caverna, la quale conta abbondantemente una mezz'ora di cammino è tutta di pietra calcare, siccome tutti i monti della valle (Lapis calcareus rudis Wal.) a massi sterminati vestita di stalattili, e di stalammie, che ne investono gli interstizj, e vi prendono le più bizzarre figure.
Lungo tutta la sua estensione si trovano delle scaturigini di un'acqua limpidissima, le quali ora zampillando al piede delle pareti, ora cadendo dalle volte in alcuni naturali bacini, leggermente mormoreggiando arrivano alla bocca dell'antro in un picciolo ruscello, il quale scendendo poi dalla montagna ha per isponde due rilevatissime coste montuose tali da poter servir di riva ad un gran fiume. Quello, che segnatamente vi ho avuto motivo di osservare egli è che nelle pareti laterali della grotta, le quali, come ho detto sono formate di pietra calcare si trovano come impiantati frequenti pezzi, molti di una figura rotonda di una pietra selciosa come calcinata. Sembrerebbero ciottoli fitti a getto nella motta. Mi è riuscito di divellarne alcuni, e li ho trovati come attorniati da una marna farinosa, e stropicciati fra le dita si sono rotti in molti pezzi siccome una pietra, la quale avesse lungamente sofferta l'azione del fuoco.
Giovanni Maironi da Ponte