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DOCUMENTI > STORIA/GEOGRAFIA
Bertarelli Luigi Vittorio, 1922
(Da: L..V. Bertarelli. Elementi per un largo inizio di escursioni speleologiche in Italia. In: LE VIE D'ITALIA, rivista mensile del Touring Club Italiano, anno XXVIII, n. 12,1922, pp. 1238-1239
Giacchè mi trovo a parlare di grotte che furono del dominio più diretto, per così dire, dell'indimenticabile abate Stoppani, - il meraviglioso narratore che ricordo d'aver conosciuto da ragazzo un dì che andai timidamente da lui per farmi inscrivere nel C.A.I., - narratore che se fosse ancor vivo, troverebbe nelle Vie d'Italia una magnifica tribuna da cui lanciare le sue avvincenti parole ad un uditorio di tale larghezza quale avrebbe meritato e mai non ebbe - faccio cenno di quanto scrive da Bergamo il Socio Dr. Giuseppe Riva, che risponde all'appello "per una giusta propaganda per le nostre grotte di cui anche le maggiori e più interessanti sono, ed è male, in generale poco conosciute". Il Dr. Riva ricorda la grotta dei Pipistrelli o Buco del Corno (è indicata in Piemonte, Lombardia e Canton Ticino del T.C.I., Volume II, p. 366) "che, pur essendo abbastanza frequentata, non è affatto conosciuta nei suoi profondi recessi, che ritengo possano riservare a chi tenti diradarne le tenebre paurose, sorprese e soddisfazioni". (Mi permetta l'egregio Corrispondente: perché tenebre paurose? Io toglierei l'aggettivo. Niente paura: avanti con disprezzo di tutto ciò che trattiene dallo scrutare il mistero; già bastano le reali difficoltà da vincere. L'Autore mi perdoni la proposta piccola falcidia al suo scritto). "La Buca del Corno è ad un'ora circa di alpestre sentiero dai paesi di Zandobbio e di Entrati-co in Valle Cavallina (Bergamo). Tentai in una delle mie varie visite, di stabilire in modo esatto il punto di comunicazione con l'esterno, di un alto pozzo (1) denominato il Campanile, che si dirama a un centinaio di metri dall'imbocco della galleria, elevandosi verticalmente e che è probabile convogli le acque piovane raccolte in una valletta posta sopra la galleria stessa, acque che ad un tratto scompaiono in una specie di imbuto sprofondantesi nella roccia calcarea. Essendomi calato in esso fin dove era possibile, lasciai un lume acceso ed una persona la di cui voce si potesse udire se l'imbuto comunica direttamente col pozzo della grotta sottostante, il che non potei constatare.
Altro punto molto interessante della grotta è la cosiddetta "Sala", ove le pareti della caverna s'allontanano e s'innalzano ad altezze tenebrose, il cui buio pieno di mistero, le candele e le torce a vento, con cui d'ordinario fu visitata la grotta, non riuscirono mai a dileguare, in modo da non poter avere un concetto esatto della vastità e dei limiti dell'amplissimo speco (2).
Qua la grotta si divide in due gallerie minori, che poi si sovrappongono proseguendo nella stessa direzione e riunendosi più avanti: la superiore, spara di guano accumulatosi per le deiezioni dei pipistrelli, ospiti durante il letargo invernale, ha alcuni punto che credo non mai esplorati, poiché esigono nel visitatore doti non comuni di alpinismo acrobatico.
(I) Più propriamente dovrebbesi dire "camino".
(2) Un consiglio molto semplice per simili casi: portare un po' di nastro di magnesio. Con una lira, bruciandone trenta centimetri ogni tanto si vede quel che si vuole. E se si vuol misurare l'altezza di una volta, ecco un mezzo quasi fanciullesco: un palloncino e un gomitoletto di refe sottile. Si lascia salire e poi si tira giù e si misura: pas plus difficile que ça.
In quegli anni la grotta, liberamente accessibile, era meta di passeggiate famigliari e, purtroppo, anche oggetto di numerosi scavi da parte di appassionati alla ricerca di resti preistorici