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DOCUMENTI > GEOLOGIA
Primo atto della storia della Buca del Corno
Durante la elevazione, immaginiamo quanto gli strati rocciosi si siano rotti. Mentre sulla superficie l'acqua scavava le valli, altra acqua penetrava attraverso le fessure filtrando in profondità, anche sotto il livello dei torrenti, dove riempiva le fratture della roccia.
Nei torrenti la violenza dell'acqua erode il fondo scavando canali; nelle fessure del sottosuolo l'acqua, con la sua acidità (provocata dalla predi anidride carbonica) corrode il calcare della roccia allargando i meati percorsi. Il tempo che le è stato messo a disposizione si calcola in milioni di anni; sufficiente ad allargare le fessure e creare gallerie rotonde fino a diametri di alcuni metri.
Ricordiamo che, dopo il colmamento della fossa marina di Entratico, era successa la sedimentazione di ciottoli, mal ricementati. Durante l'elevazione, questa roccia non molto resistente fu attraversata da numerose fratture. L'acqua che filtrava sotto l'alveo dell'antico Cherio, il quale scorreva più alto dell'attuale Buca, (pensiamo che scorresse sulla superficie del terzo gradino di Entratico) penetrava nel sottosuolo attraverso queste fessure e le allargava, creando il primo reticolo di gallerie. Erano numerose gallerie più strette di quelle della grotta attuale, e di sezione circolare, come tutte le gallerie che vengono corrose a quote inferiori a quelle del torrente, rimanendo costantemente allagate. Il reticolo fondamentale della Buca venne scavato quando il Cherio non aveva ancora approfondito il suo corso, ma scorreva a quote superiori a quella in cui oggi si apre la cavità.
II secondo atto
II territorio allora era meno elevato di oggi, ed il Cherio, alla sommità del terzo gradino, continuava a erodere, quindi il solco vallivo diventava sempre più profondo; mentre la Buca, completamente sepolta, chissà quanto lunga, rimaneva piena d'acqua.
Quando l'incisione della valle raggiunse la quota dell'attuale ingresso della Buca, (secondo gradino, che può corrispondere ad una seconda fermata del Cherio durante la sua erosione) l'erosione del Cherio tagliò il tetto della galleria, e rovinò il foro sotterraneo. Gran parte della galleria andò distrutta; sul bordo del torrente rimase aperta la Buca quasi come è oggi. Però, trovandosi ora più alta del livello del torrente, l'acqua uscì e la galleria rimase quasi asciutta. Solo in occasione di pioggia l'acqua penetrava, ma non riempiva più tutta la cavità. Scorreva al suolo e su rari tratti delle pareti.
La nuova situazione è importantissima per quel che riguarda il modellamento della grotta. L'acqua che lambisce le pareti scava una galleria circolare, l'acqua che scorre sul fondo, scava dei solchi profondi e dei meandri di forme diverse ma mai circolari. I fori circolari che ancora si ammirano nella nostra Buca (ce ne sono di piccolissimi e di larghi diversi metri) sono conservati così come erano stati scolpiti oltre dieci milioni di anni fa; tutto il resto è stato ritoccato dopo che il Cherio aveva incominciato a incidere profonla vallata.
Il terzo atto
Probabilmente il terzo atto era cominciato prima che finissero gli avvenimenti appena descritti. Si può definire il terzo atto come il periodo in cui la Buca venne abbellita, cioè ornata con incrostazioni calcaree (stalattiti ecc.). Non ne possiede molte; nel passato dovevano essere più abbondanti, a calcolare dalle tracce che rimangono. Non vennero rovinate solo dai vandali che piglian gusto a demolire le cose belle, ma la stessa acqua che le aveva costruite, decise di ridurle. È l'acqua che filtra attraverso le fratture della montagna, l'agente che costruisce e che demolisce. L'acqua nel sottosuolo scioglie la roccia calcarea; quando nella grotta si trova in condizioni non acide, rideposita la roccia precedentemente sciolta e crea le belle incrostazioni. Ma quando l'acqua che arriva in grotta è ancora acida, invece di depositare ricomincia a corrodere. Indipendentemente dal torrentello che oggi entra in grotta, vi si concentrano alcune piccole sorgenti incrostanti interne.
Il quarto atto
II quarto atto della storia incominciò diverse migliaia di anni fa. La causa principale dei nuovi avvenimenti è da attribuire all'allargamento della fessura che si trova là dove il visitatore dice che la grotta è finita. Al di sopra della pozza d'acqua che sembra precluda il proseguimento, si apre un pertugio ormai allargato, difficilmente percorribìle. Attraverso di esso entra in grotta un torrentello attivo in tempo di pioggia; e, di maggior interesse/ penetra una corrente d'aria. La Buca del Corno è una grotta che respira bene. Durante l'inverno l'aria si introduce dalla grande bocca attraverso la quale entriamo pure noi, ed avanza nello stesso senso del nostro itinerario. È aria fredda, che all'interno s'intiepidisce (l'interno d'inverno è più caldo che non l'esterno, d'estate il contrario), secca e prosciuga le pareti. La grotta d'inverno è asciutta. L'aria poi esce attraverso il buchette che si trova sul fondo della Buca.
D'estate la corrente si inverte. Attraverso il pertugio del fondo si insinua, aria calda che si raffredda, aumentando la sua umidità relativa. L'umidità bagna le pareti, l'acidità dell'acqua corrode la roccia creando magnifici reticolati di solchi sulla sua superficie. Si ammirano, questi reticolati, su quasi tutte le pareti della cavità.
continua ...
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