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Archeologia
Come alcune grotte in tempi recenti attentamente studiate testimoniano la presenza dell'uomo in preistorico, anche il Buco del Corno testimonia questa presenza. Gli uomini preistorici usavano questa grotta come rifugio in vari periodi, la grotta si presta ad insediamenti per vari motivi che si possono ipotizzare: un fattore preminente risultò posizione sopraelevata che domina la valle, poi un corso d'acqua perenne che percorre tutta la grotta, meandri che permettono all'uomo di sfuggire alle fiere che lo assalivano, pertugi stretti che permettono all’uomo di bloccare ed eventualmente di uccidere la selvaggina, altro fattore favorevole ad insediamenti umani la temperatura costante e una minore umidità nella galleria superiore. Gli scavi conosciuti bibliograficamente iniziarono nel 1872 da parte di Forsyth Major, Spreafico e Stoppani. La maggior parte, sono stati effettuati nella piccola ramificazione (meandro secondario) che si trova sulla destra dopo l'imboccatura. Sono stati trovati:
- frammenti di ossa lavorate
- un incisivo di Arctomyis
- un frammento di ceramica grossolana
- due strumenti giuridici in selce rossastra.
Sono proseguiti nel 1883 da parte di Amighetti e sono stati effettuati probabilmente nella stessa ramificazione, e hanno portato alla luce una lama di selce.
Lo studente Cesare Chiesa rinvenne i seguenti reperti faunistici:
- Ursus spelaeus Rosen: due falangi
- Vulpes vulpes :un femore sinistro e una vertebra lombare
- Cervus elaphus: un frammento di metatarso
Nel 1938 Borra Faustino scavò principalmente nella prima ramificazione di destra. Malancini riferisce che ebbe dalla viva voce del Borra la descrizione del deposito argilloso alto centimetri 60 e lungo metri 80 un approssimativo accenno stratigrafico: in superficie vi erano alcune decine di centimetri di terra mista a sassi, poi uno strato di poco spessore di carboni, indicante un focolare, quindi sul fondo argilla attaccaticcia. Reperti:
- due cuspidi di freccia in selce
- un raschiatoio
- un’accetta levigata di serpentina verde
- sette cocci di rozza ceramica
- una collana di 27 anellini di calcare bianco (millimetri 6-10 di diametro)
- una mandibola umana
- un frammento di teschio annerito
Nel 1942-43 Malanchini riesaminando l'argilla già vistata dai precedenti scavatori trovò:
- 35 anellini di calcare bianco
- un pezzo di selce forato al rappresentante probabilmente il pendaglio di una collana
- due frammenti di selce
- un frammento di vasellame grossolano provvisto di orlo per cui frammenti di vasellame più fine
- frammenti di ossa in parte annerito dal fuoco
Più recentemente negli anni precedenti il 1970, alcuni elementi del Gruppo Speleologico Bergamasco le Nottole, sezione di Trescore Balneario, esplorando il cunicolo finale interrotto nella frana (Saletta della Frana), nel deposito argilloso rinvennero numerosi resti umani accompagnati da oggetti da adorno. Questi ultimi già depositati presso la biblioteca di Trescore sono stati ora trasferiti al Museo Archeologico di Bergamo dove sono pure depositati residui di reperti provenienti dagli scavi del Borra.
Tipologia dei reperti
Industria litica scheggiata: cuspidi di freccia in selce a lavorazione facciale, del tipo peduncolato con alette. Si rifanno sostanzialmente alla cultura di Remedello della quale differiscono per alcuni particolari e per una fattura meno perfezionata. Sono tipiche dell’Eneolitico lombardo. Ad esse sono da aggiungere alcuni elementi di falcetto ed una cuspide appiattita di forma ovale.
Industria litica levigata: accette di pietra verde lavorate sulle facce e sul tagliente. Da rilevare in alcune il alcune di esse la forma triangolare con tallone appuntito a differenza della forma predominante nell’Eneolitico che è quella trapezoidale. Oggetti di adorno: denti di piccoli mammiferi forati alla radice (Vulpes), un esemplare di perla antropomorfa in calcare, numerosi anellini in calcare bianco, elementi questi che rappresentano una caratteristica costante di tutte le grotte eneolitiche bergamasche.
Ceramica: frammenti vascolari di piccole dimensioni che non consentono ricostruzioni. Fra essi un “unico”: un frammento di ceramica sottile, nera, decorato a impressione mediante un motivo geometrico a fasce riempito di V che ricorda lo stile dei vasi campaniformi. Il complesso dei manufatti preistorici rinvenuti nel Buco del Corno sembra indicare che la grotta venisse soprattutto frequentata nella preistoria per scopi funerari come sembra indicare la presenza di sepolture a inumazione in uno dei suoi cunicoli più interni. Pertanto gli elementi culturali venuti alla luce sarebbe unicamente corredi di sepolture. Data la conformazione della grotta si può presumere che sia pure servita come dimora.
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