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LA GROTTA
STORIA DELLA GROTTA
Si può parlare di "storia della grotta"? Indubbiamente sì a giudicare dall'interesse che questa cavità naturale ha suscitato nel corso dei secoli. La Buca del Corno, creata dai fenomeni fisici e nel tempo popolata di vita biologica - compresa quello umana - è stata oggetto di visitazioni, di ricerche, di scavi che nel tempo hanno costituito un patrimonio conoscitivo del quale oggi si possono avvalere tutti coloro che si avvicinano alla grotta per interesse naturalistico o semplicemente per curiosità.
Una meritoria documentazione riguardo a coloro che in passato hanno lasciato testimonianze scritte sulla grotta la si deve a Giuseppe Zambaiti; è grazie a lui se nel 1991 l'Amministrazione Comunale di Entratico, col patrocinio della Provincia di Bergamo, pubblicava un antologia degli scritti in "La Buca del Corno di Entratico" cogliendo l'occasione nella celebrazione del centenario della morte dell'abate Antonio Stoppani, il celebre geologo che ha ricordato la grotta di Entratico in pagine indimenticabili della sua magistrale opera "Il Bel Paese".
La più antica citazione della grotta, da attribuire a Celestino Colleoni, data 1617. Il religioso, frate cappucino, descrive con rapide pennellate la Buca del Corno come "grotta lunghissima, hor angusta, hor ampla" nella sua "Historia quadripartita di Bergamo et suo territorio".
Più tardi, nel 1782, Giovanni Maironi Da Ponte fornisce per la prima volta una descrizione particolareggiata della Buca . Ad esempio,riferendosi alla Sala della Cascata scrive:"A cinquanta passi incirca dal suo ingresso a man destra di chi vi entra, si trova nella parete un'apertura a foggia di porta artificiale. Entrandovi vi si trova una grotta semirotonda di venti piedi incirca di diametro... Rassomiglia al vuoto di una gran torre"; vorrebbe saper qualcosa di più sulla sua origine e per questo interroga "alcuni vecchj di que' contorni", ma inutilmente...
La prima chiara indicazione dell'interesse scientifico suscitato dalla grotta per il suo popolamento di pipistrelli si ha nella lettera che l'abate Giuseppe Mangili, datata 4 gennaio 1796, invia al Signor professor Spallanzani, il celebre scienziato pavese. L'autore, dopo una descrizione che colloca la Grotta nel suo ambiente geografico "ad oriente di Bergamo" e accennando ad un probabile dibattito tra coloro che sostenevano che la grotta fosse di origine naturale e coloro che, invece, la ritenevano un "prodotto dell'umana industria a disegno di cavarvi metalli o checchessia", si sofferma sullo studio della fisiologia dei "pipistrelli". Stupisce che utilizzi come strumento di studio lo sparo dell'archibugio. "Per tale colpo più di 40 caddero sul pavimento, alcuni morti, ed altri solamente feriti, fuggendo gli altri tutti a precipizio per le varie appendici della grotta. Esaminati i caduti, vidi essere tutti veri murini, sopra i quali io aveva fino dalla primavera dell'anno scorso fatto ricerche zootomiche.."
La figura di maggior spicco tra gli autori che hanno lasciato testimonianze scritte sulla grotta è l'abate Antonio Stoppani che visitò la Buca del Corno in due occasioni (l'estate del 1856 e la primavera del 1872) lasciandone una pittoresca testimonianza nella XIX Serata de "Il Bel Paese" (1881). "Io stavo attonito, quasi sgomento, in seno alle ombre, preso da quel sentimento di ammirazione che eccitano sempre i grandi spettacoli della natura". Queste parole sono l'espressione di sentimenti di stupore ai quali sono accostate, con dolcezza, note scientifiche che fanno della narrazione una nuova e avvincente avventura che l'autore, lo "zio", propone ai nipoti in una delle sue "serate" di racconti, ricordi e insegnamenti. Il documento è riportato integralmente.
Per l'importanza di Stoppani si è anche fornita una sua biografia di Stoppani stilata dal geografo professor Giuseppe Nangeroni in occasione del 150º anniversario della nascita del grande geologo lecchese.
In maniera sintetica ricordiamo che Antonio Stoppani fu un letterato e scienziato della seconda metà dell'Ottocento (Lecco 1824 - Milano 1891). Fu professore di geologia dapprima nell'università di Pavia (1861-1878), poi nell'Istituto tecnico superiore di Milano (1862-1878) e nell'Istituto di Studi Superiori di Firenze (1878-83) infine, (dal 1883) fu di nuovo a Milano, dove diresse anche il Museo Civico di Storia Naturale. Si occupò principalmente della geologia e della paleontologia del territorio lombardo e sostenne l'unità strutturale delle Alpi lombarde-svizzere (Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia, 1857). Fu tra i fondatori dell'Istituto Geologico di Stato e attese alla compilazione della carta geologica d'Italia. Scrisse il primo trattato italiano di geologia: Corso di Geologia (1871-73). Sacerdote e filosofo di formazione rosminiana, si batté per la sprovincializzazione della cultura italiana e per la formazione di una nuova coscienza nazionale, propugnando la necessità di porre fine al dissidio tra Stato e Chiesa. Con chiari intenti liberali fondò il periodico "Il Rosmini" e, in varie opere, cercò la concordia tra il progresso scientifico e il cattolicesimo, tra fisico e metafisico, tra razionale ed umanistico.
Fu apprezzato autore di versi e di opere, tra le quali primeggia il libro "Il Bel Paese", che si pone come testo emblematico della divulgazione scientifica. Si tratta di un'opera in cui l'autore "scriveva al giovane perché adulto intendesse", che nasce dalla raccolta di articoli, scritti in forma di conversazione e pubblicati su vari giornali e riviste con l'intento di rendere popolare la scienza. Con questo capolavoro, Antonio Stoppani inaugurava un genere di letteratura piacevole, ma istruttiva, scientifica eppure divulgativa, riuscendo a volgere l'attenzione del pubblico più disparato verso una scienza quasi ignota ed apparentemente arida. Ciò rispondeva, in primo luogo, alla sua carica morale, al suo "desiderio insaziabile" di far partecipi gli altri, possibilmente tutti, delle scoperte scientifiche e filosofiche che andava facendo; in secondo luogo, al suo profondo senso storico che gli faceva percepire l'urgenza di evidenziare e valorizzare "cose" capaci di accomunare gli italiani di un'Italia finalmente "unita".
Qualche decennio più tardi, Giorgio Quartara ci lascia una testimonianza relativa alla sua visita alla grotta di Entratico. Nel 1902 si introduce nella "buia e vasta entrata della prima caverna italiana" e descrive la sua esperienza in modo molto piacevole, ravvivata dalle battute dei suoi accompagnatori, gente del luogo, i contadini Cesco e Rissulot. Con un crescendo di emozioni e di tentativi per esplorare "con scale e corde" i recessi dove "non è mai stato nessuno", i protagonisti vivono un'affascinante avventura. Lo stupore per quanto scoprono esplode, nella descrizione delle "Laghe", in un finale "evviva ci eruppe dal cuore e corse quei recessi meravigliosi".
Nel 1922 Luigi Vittorio Bertarelli sulla rivista del Touring Club Le vie d'Italia (n. 12 del 1922), pubblica un articolo (del quale è riportato solamente uno stralcio) dove descrive come punti interessanti della Buca del Corno di Entratico - indicata come la "grotta dei pipistrelli"- la "Grotta il Campanile" (Sala della cascata) e la cosiddetta "Sala"(Salone del vortice).Facendo cenno ad una lettera del dottor Giuseppe Riva di Bergamo, il Bertarelli lo invita a non utilizzare l'aggettivo "paurose" per le tenebre della caverna. "Perché tenebre paurose? Io toglierei l'aggettivo. Niente paura: avanti con disprezzo di tutto ciò che trattiene dallo scrutare il mistero!"
Chi fa della Grotta di Entratico un luogo di "alpinismo sotto terra" è Luigi Gennari che nel 1937 entra nelle viscere della montagna con la sua macchina fotografica incurante che "la gente del luogo veda di malocchio la spelonca" legandovi leggende degli spiriti e dei morti.... Ci fa conoscere la Grotta con un'agile descrizione di alcuni particolari e soprattutto attraverso diverse foto.
Giornalista dell'Eco di Bergamo, Luciano Malanchini in due articoli apparsi sul quotidiano bergamasco nel 1942 accompagna passo per passo i lettori nell'esplorazione della Buca descritta con piacevole stile giornalistico. Fornisce notizie interessanti su ritrovamenti passati e recenti, su riferimenti bibliografici e su testimonianze inedite. Nelle conclusioni alla descrizione degli antichi abitatori della Buca, oppone quella della "popolazione attuale": insetti, lumache, ragni, vermetti, salamandre, rane e anche i famosi "pipistrelli" che tanto spaventarono lo Stoppani.
Fra Celestino Colleoni
Giovanni Maironi da Ponte
Abate Giuseppe Mangili
Abate Antonio Stoppani
Giuseppe Nangeroni
Autore della biografia di Antonio Stoppani pubblicata in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita del grande geologo
PER APPROFONDIMENTI
Gli autori sono elencati in ordine alfabetico
Bertarelli Luigi Vittorio, 1922
ELEMENTI PER UN LARGO INIZIO DI ESCURSIONI SPELEOLOGICHE IN ITALIA.
In Le Vie D'Italia, rivista mensile del Touring Club Italiano, anno XXVIII, n. 12,1922, pp. 1238-1239.
Breve descrizione dei tratti più significativi della grotta per indurre i turisti a visitarla.
Colleoni Celestino, 1617
Da " HISTORIA QUADRIPARTITA DI BERGAMO ET SUO TERRITORIO"
Bergamo, Ventura, 1617 ,I, pag. 496
E' riportato il più antico documento a stampa che cita la grotta di Entratico, scritto dal frate cappuccino Celestino Colleoni.
Gennari Luigi, 1937
DOVE SI FA DELL'ALPINISMO SOTTO TERRA
In Rivista di Bergamo, anno XVI, n. 10 ottobre 1937, pp. 469-471.
Si tratta dell'esperienza dell'autore che propone una piacevole descrizione emozionale della grotta.
Maironi da Ponte Giovanni,1782
Da "SULLA STORIA NATURALE DELLA PROVINCIA BERGAMASCA, DISSERTAZIONE PRIMA",
Bergamo, Locatelli, 1782, pagine 69-73
E' riportato integralmente lo scritto riguardante la grotta di Entratico. È apprezzabile la fluidità del discorso e la capacità espositiva dell'autore che rende la lettura piacevole.
Malanchini Luciano, 1942
ESCURSIONI SCIENTIFICHE LA BUCA DEL CORNO
In L'Eco di BERGAMO, anno 61, nei numeri 120 (23 maggio 1942) e 150 (27giugno 1942).
Si tratta di una descrizione giornalistica della grotta che invita a gustare lo stupore di un'esperienza insolita.
Quartara Giorgio, 1902
LA BUCA DEL CORNO - LE LAGHE
In LA LETTURA, rivista mensile del Corriere della Sera, anno 2, n. 10, ottobre l902,pp. 894-899.
Descrizione giornalistica della grotta inquadrata tra le risorse territoriali da visitare.
Stoppani Antonio, 1875
LA BUCA DEL CORNO
Da "Il Bel Paese" - SERATA XIX
Sono riportate le magistrali pagine scritte da Antonio Stoppani nel suo celebre libro "Il Bel Paese". Il lettore è coinvolto in prima persona dall'esperienza dell'autore a contatto con le meraviglie di una grotta quasi incontaminata e popolata di pipistrelli.
Stoppani Antonio, 1875
LA BUCA DEL CORNO
Da “Il Bel Paese” - SERATA XXI
Viene ripreso il tema dei pipistrelli e sono inserite alcune immagini di questi animali tratte dalla XIX serata. Sono riportate alcune note su Forsyth Major.
Stoppani Antonio, biografia
A cura di Giuseppe Nangeroni, 1975
ANTONIO STOPPANI (1824-1891). NATURA, PATRIA, RELIGIONE
Atti Soc. Ital. Sci. Nat. Museo Civ. Stor. Nat. Milano - 116 (3-4): 161-182, 15-XII-1975
Per la penna di Nangeroni, famoso geografo lombardo, abbiamo un’interessante biografia di Antonio Stoppani della quale si riporta solamente la parte che riguarda l'attività scientifica dell'abate,sufficiente tuttavia ad evidenziarne l'importanza nella storia degli studi sulla geologia del nostro Paese.