BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Cornaggia- Pezzoli 1970

DOCUMENTI > PALETNOLOGIA

Cornaggia Castiglioni Ottavio* & Pezzoli Enrico**, 1970 -
*Funzionario della Soprintendenza alle Antichità , fondatore e direttore della sez. di paletnologia del Museo Civico di Storia naturale di Milano; ** Malacologo e studioso delle acque sotterranee

ELEMENTI DI CORREDO DALLE SEPOLTURE ENEOLITICHE
DEL «BUCO DEL CORNO» DI ENTRATICO (BERGAMO)
(In: NATURA Rivista di scienze naturali, vol. LXI, 1970, pp. 233-262).

Premessa
Nel quadro di una organica serie di indagini dedicate alla tassonomia delle manifestazioni della “Civiltà eneolitica” in Lombardia, questa nota è intesa a far luce sulla posizione tassonomica dei reperti paletnologici provenienti dal «Buco del Corno» di Entratico (Bergamo, 1004 Lo).


Speleomorfologia
Ricordato sin dal secolo XVII in una cronaca locale (COGLIONI, 1617:496), il «Buco del Corno» è una cavità carsica che si apre in Val Cavallina, alla quota 470, in seno alle formazioni «domeriane» delle pendici nord-occidentali del Monte Sega.

Vi si accede tramite un ampio imbocco orizzontale, seguito da una lunga galleria, percorsa da un ruscello, che adduce ad un ampio vano a cupola. Da questo si dipartono due rami fossili, sopraelevati, mentre la galleria principale, impostata su una diaclasi, si suddivide in due cunicoli minori disposti a ventaglio. Di questi ultimi, quello di destra orografica è percorso dalle acque del ruscello (assorbite in massima parte da un pozzo a dolina sboccante all’esterno) mentre quello di sinistra, semi-asciutto, risulta interrotto da una frana.

Il complesso ipogeo della cavità appare spoglio di sedimenti antichi, asportativi dal corso delle acque; ma una ridotta porzione di questi, - di natura termoclastica - vi era ancora di recente visibile in un diverticolo iniziale, ove vi venne drasticamente asportata nel corso di indagini paletnologiche. Lembi di sedimenti più recenti, dovuti a trasporidrico, esistono ancora, per contro, nel tratto iniziale della galleria principale ed in taluni suoi anfratti. Si tratta di depositi limosi, piuttosto compatti, contenenti elementi grossolani.
I reperti paletnologici rinvenuti nella cavità provengono in parte da questi ultimi, nonché da un deposito umico che ricopriva i sedimenti termoclastici del diverticolo iniziale della grotta e dalle argille del cunicolo terminale interrotto dalla frana. Sin dai secoli scorsi il «Buco del Corno» venne visitato da numerosi naturalisti, che lo descrissero e ci lasciarono relazioni delle loro indagini e scoperte.
Limitandoci a quanti lo ispezionarono con interessi paletnologici e che, in taluni casi, vi condussero modesti assaggi, basterà qui ricordare il Forsyth Major, lo Spreafico e lo Stoppani (Marinoni, 1872), nonché il Regazzoni (1878) ed il Mantovani (1881). In tempi assai più prossimi a noi, cioè prima deI 1938, il diverticolo cieco posto sulla destra dell’imbocco della cavità venne sbancato dal Borra per raccogliervi materiali di interesse preistorico. I relativi reperti vennero illustrati dal Caffi (1938) e successivamente dal Malanchini (1942 e 1943). Quest’ultimo riesaminando le discariche degli scavi del Borra, potè ricuperarvi altri materiali paletnologici che erano sfuggiti al precedente indagatore.
Stando a quanto sin qui pubblicato, le ricerche paletnologiche effettuate in altre parti della cavità non avrebbero sortito apprezzabili risultati (Pavan-Scossiroli, 1953).
A noi consta, tuttavia, che in questi ultimi anni alcuni elementi del Gruppo Speleologico Bergamasco della Sezione di Trescore, indagando il cunicolo finale interrotto dalla frana, vi hanno rinvenuto numerosi resti umani accompagnati da «oggetti di adorno». Di tali importanti scoperte, dinon effettuate da specialisti, non venne sin qui data relazione di sorta. In proposito ci è stato dato unicamente sapere che i resti umani vennero inviati per uno studio antropologico al collega Corrain, che potè riconoscervi la presenza di almeno sei individui — tre adulti e tre fanciulli — di sesso diverso. Quanto ai materiali di corredo di tali sepolture, questi si trovano attualmente depositati presso la Biblioteca Comunale di Trescore.
Prima di chiudere questa sommaria rassegna delle indagini paletnologiche effettuate nella cavità, vogliamo ancora ricordare come uno degli estensori di questa nota, nel condurvi indagini idrologiche, avesse modo di racconel tratto iniziale della galleria principale taluni reperti paletnologici di qualche interesse, i quali si presentavano fortemente incrostati di calcare.
Il complesso dei manufatti preistorici rinvenuti nel “Buco del Corno” (data la natura di molti di questi) sembra indicare che la cavità venne soprattutto frequentata nella preistoria per scopi decisamente funerarii (come lo indica, del resto, la presenza di sepolture ad inumazione in uno dei suoi cunicoli più interni), talché gli elementi culturali stessi sembra abbiano appartenuto unicamente a corredi di sepolture.


Tipologia dei reperti
Una parte dei manufatti preistorici rinvenuti nella cavità si trova attualconservata nelle collezioni del Museo Archeologico di Bergamo, ed è quella proveniente dagli scavi del Borra. In una bacheca della Biblioteca Comunale di Trescore sono invece conservati i manufatti di corredo delle sepolture scoperte dai membri del Gruppo Speleologico locale.
L’esame del complesso di tali reperti consente così di tracciare un quadro di massima della tipologia dei manufatti preistorici rinvenuti nel «Buco del Corno» nel corso delle surriferite ricerche. Passeremo quindi in rassegna tale produzione industriale, suddividendola a seconda delle consuete categorie di appartenenza.

a)
L’industria litica scheggiata.
È rappresentata da un discreto numero di «cuspidi di freccia in selce, del tipo peduncolato con alette». La lavorazione è costantemente bifacciale, eseguita con ritocco completamente invadente.
Tale tipo di cuspide fa la sua prima apparizione in suolo lombardo durante L’Eneolitico; più precisamente con le manifestazioni della locale «Cultura di Remedello» (Cornaggia Castiglioni, 1971). Nel caso in discorso, tuttale cuspidi peduncolate appaiono di fattura notevolmente più trascurata di quelle «remedelliane», dalle quali si discostano anche leggermente per taluni dettagli morfologici. Possiedono, infatti, alette leggermente incure che si raccordano al peduncolo con un largo arco di cerchio; più raramente recano alette diritte. Quanto ai peduncoli, questi sono generalmente appuntiti come nei tipi «remedelliani» classici. Le dimensioni degli esemplari sono molto variabili, oscillando fra i 44 ed i 52 millimetri di lunghezza totale.
Alcuni rari esemplari di «elementi di falcetto» in selce, di forma rettangolo che raggiungono lunghezze attorno ai 70 millimetri, presentano parimenti lavorazione bifacciale a ritocco completamente invadente.
Una sorta di «cuspide» appiattita, di forma ovale, presenta, del pari, lavorazione bifacciale, con ritocco tipicamente eneolitico. Secondo i vecchi Autori, inoltre, la cavità avrebbe restituite «lame o lamelle», di tipologia non meglio precisata.

b)
L’industria litica levigata.
È rappresentata da alcune accette in pietra verde, lavorate sulle facce e sul tagliente. Queste, presentano varia morfologia, essendo sia di forma trapezoidale, con tallone retto, che triangolare, con tallone leggermente appuntito. In ciò, le accette del «Buco del Corno» si discostano in parte da quelle tipicamente eneolitiche della Lombardia, che presentano costanteforma trapezoidale. Le dimensioni degli esemplari sono molto varie, andando da millimetri 40 sino a 125. Gli esemplari ricuperati sembra fossero almeno 4.

c) Gli «oggetti di adorno».
Elementi appartenenti a questa categoria di manufatti si ricuperarono tanto nei superstiti lembi alluvionali del tratto iniziale della cavità che a corredo delle sepolture rinvenute in uno dei suoi diverticoli finali. Si tratta di una serie di «oggetti di adorno» costituiti da denti di piccoli mammiferi forati alla radice (Vulpes) e da un cospicuo numero di «perle ad anello» in calcare bianco e da un esemplare di perla «antropomorfa», del tipo «monoblocco» e dello stesso materiale.


d) La ceramica.
La produzione ceramica rinvenuta nel «Buco del Corno» è rappresentata unicamente da frammenti vascolari di piccole dimensioni, che non consentono comunque, alcuna ricostruzione delle forme relative. Sono in ceramica d’impasto molto grossolana, di colore brunastro e senza tracce di decorazione. Non si sono rinvenute testimonianze di mezzi di prensione. Fra i reperti vascolari in discorso è tuttavia presente un “unicum” di grande interesse, rappresentato da un minuscolo frammento in ceramica nera ed alquanto sottile (ma non lucidata), decorato ad impressione mediante un motivo geometrico a fasce riempite di V, che ricorda stilisticamente quelli in uso nella «Cultura del vaso campaniforme» dell’Iberia.

Tassonomia culturale.

La tipologia complessiva degli elementi culturali rinvenuti nel «Buco del Como», consente talune illazioni iniziali in merito alla loro posizione culturale.
La presenza di «cuspidi peduncolate con alette» e di particolari «oggetti di adorno», indica, infatti, che ci troviamo in presenza di una «facies» culappartenente alla «Civiltà eneolitica» locale. Le frecce peduncolate, infatti, indiziano la tradizione «remedelliana», ma la presenza fra gli «oggetti di adorno» di una perla «antropomorfa» e di un frammento vadecorato nello stile della «Cultura del vaso campaniforme» (l’una e l’altro completamente ignoti nella «Cultura di Remedello») sembra far escludere che la «facies» rappresentata nel «Buco del Corno» possa riferirsi a quella «remedelliana» (cf. Cornaggia Castiglioni, 1971).
D’altra parte, elementi riferibili tipologicamente alla «Cultura del vaso campaniforme» iberica sono attestati anche in altre necropoli in grotta delle Prealpi lombarde
«Buco della Strega» di Magreglio (Como), «Bùs de la Scabla» di Albino (Bergamo), «Ca’ di Grii» di Rezzato (Brescia) oltre che in talune tombe «a fossa» della Bassa pianura bresciana (Cadimarco, Santa Cristina di Fiesse, Roccolo Bresciani di Remedello di Sotto) e nei livelli finali dell’Isolino Virginia sul lago di Varese.
Di conseguenza, sembra che anche il complesso culturale rappresentato nelle sepolture del «Buco del Corno» debba ascriversi ad una nuova «facies» eneolitica locale, in cui sono evidenti influssi mediati di quella del «Vaso campaniforme» iberica. In attesa, quindi, che tale nuova «facies» possa venire esattamente definita dal punto di vista ergologico (dopo di che occorrerà introdurre una specifica designazione culturale per indicarsaremmo propensi ad ascrivere i reperti paletnologici della cavità in discorso ad un momento cronologico e culturale assai inoltrato della «Civiltà eneolitica» lombarda; momento presumibilmente posteriore a quello della estrema fioritura della «Cultura di Remedello» nel sud-est della regione.

BIBLIOGRAFIA
CAFFI E., 1938 - Sepolcreto neolitico nella Buca del Como in Val Cavallina. Rivista di Bergamo, 17. Bergamo.
COGLIONI C., 1617-
Historia Quadripartita di Bergomo. Venezia.
CORNAGGIA CASTIGLIONI C., 1971 -
La Cultura di Remedello. In corso di stampa nelle Memorie Soc. It. Sc. Nat. e Museo di Storia Naturale, Milano.
MALANCHINI
L., 1942 - Escursioni scientifiche. La Buca del Como, I e II in L’Eco di Bergamo, nn. 120 e 150, Bergamo.
MALANCHINI
L., 1943 - La storia ed i risultati delle ricerche speleologiche nelle Prealpi Bergamasche. Annuario Centro Alpinistico Italiano, Sezione di Bergamo, 21, Bergamo.
MANTOVANI G., 1881 -
Notizie Archeologiche Bergomensi per l’anno 1880 e1881, Bergamo.
MARINONI
C.. 1872 - Rapport sur les travaux préhistoriques en Italie depuis le Congrès de Bologne. Materiaux pour l’histoire primitive et naturelle de l’Homme, Paris.
PAVAN M., PAVAN M, SCOSSIROLI R., 1953 -
Il Buco del Corno. n. 1004 LO. Rassegna Spdeologica Italiana, 5, Fasc. I, Como.
REGAZZONI L., 1878 -
Paleoetnologia. L’Uomo preistorico nella Provincia di Como. Milano.


Ottavio Cornaggia-Castiglioni
(1907 – 1979)
Archeologo e accademico italiano, studioso della preistoria e libero docente in Paletnologia, titolo conseguito presso l'Università di Milano, ha pubblicato più di una settantina di scritti sulle civiltà preistoriche neolitiche e dell'età del Bronzo della Valle Padana.
Besnate, e studi sulla Cultura di Polada). Altrettanto importanti gli studi sulla cultura Eneolitica come la monografia sulla " Cultura di Remedello" e le ricerche e gli scavi da lui condotti nella grotta " Buco della Sabbia" in comune di Civate (LC) che portò alla definizione di una nuova facies dell'eneolitico lombardo. Da lui fu creata, presso il Museo di Storia Naturale di Milano, una sezione di paletnologia da lui personalmente curata sino alla morte. Al suo nome è dedicata la sala della preistoria presso il suddetto museo.
Dalle ricerche effettuate nel 1970 nella Buca del Corno di Entratico, con la collaborazione di Enrico Pezzoli, è scaturita la presente pubblicazione.

Enrico Pezzoli, esperto della malacofauna delle sorgenti e delle acque sotterranee , frequentatore della grotta per contribuire nel 1963-1965 agli studi biologici di Rossi per le ricerche sulla Allegrettia pavani nonché paleontologici e paletnologici quale incaricato ufficiale dal conte Cornaggia Castiglioni negli anni 1964-1968 a condurre una campagna di saggio stratigrafico.





sotto
Enrico Pezzoli ed Ottavio Cornaggia-Castiglioni in occasione degli scavi alla Buca del Corno








TAV. 3 "Oggetti di adorno" in pietra ed osso: collana in perle ad anello in calcare e "perla antropomorfa" del tipo "monoblocco" (n.1), perle ad anello in calcare (nn.2-3), denti forati di piccoli mammiferi (n.4).

Tav. 1 - Industria litica in selce: cuspidi peduncolate con alette (nn. 1, 2, 3, 4, 6, 8), elemento di falcetto (n. 5), cuspide ogivale (n.7).
Tav. 2 - Industria litica in "pietre verdi" levigate e ceramica: accette (nn. 1, 2, 4, 5) ceramica decorata (n. 3)

Fig. 1 - Rilievo del Buco del Corno (Gruppo Speleologico Bergamasco) al quale sono stati aggiunti, nella zona centrale verso il basso, alcune diramazioni non cartografate precedentemente.
I numeri indicano i punti di ritrovamento citati nella nota sottostante

Ricerche paletnologiche e segnalazioni di Enrico Pezzoli (1963-1965)
Legenda ai punti da 1 a 5 riportati sulla pianta

Punto 1 - Il dente di
Ursus spelaeus e la mandibola di Marmota marmota si trovavano in ciò che rimaneva di una sacca di "terra rossa" presente nel cunicoletto.

Punto 2 - Le due accette più piccole si trovavano tra i detriti nella grande pozza all'ingresso della cavità.

Punto 3 - L'accetta più grande ed il macinello provengono dal saggio di scavo da me eseguito su autorizzazione del conte Cornaggia - Castiglioni. Nota: la grossa accetta si trovava infilata nel sedimento con l'apice sporgente fortemente incrostato. Presenti in questo strato numerosi dischetti in calcare.

Punto 4 - Resti di ossa umane lasciate sul posto da un maldestro scavo (a destra luogo del ritrovamento nella Sala della Cascata)

Punto 5 - Luogo del ritrovamento dell'
Allegrettia pavani

Pezzoli Enrico, 1965
SAGGIO DI SCAVO, PUNTO 3
Deposito ben stratificato addossato in un'ansa del cunicolo, tagliato nettamente dal corso idrico. Al mio intervento sembra intatto, allo stato "naturale", e non toccato da precedenti e maldestri sondaggi.

A = strato terroso-argilloso rossastro con elementi organici superficiali.
B = nettamente argilloso con clasti calcarei. Nuclei manganesiferi e fosfati. Alcuni frammenti di selce. Tracce di ossa, carboni e numerosi "anellini di collana" in calcare. Notevole la grossa accetta litica in posizione verticale addossata alla parete, mentre il nucleo, sempre in serpentino alloctono si trova poco distante.
C e D = sterili con clasti ed argille
E = base di roccia

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