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CONCLUSIONI
Lo studio della grotta Buco del Corno n. 1004 Lo, svolto sotto tutti gli aspetti che ci furono possibili, ci ha portato alla conoscenza della morfologia della grotta anche in relazione alla genesi, e alla stesura del rilievo topografico che ancora non esisteva, benché la grotta avesse incominciato a destare interesse scientifico 155 anni or sono. Abbiamo visto così che la probabile genesi della cavità va riferita all'azione erosiva e corrosiva delle acque di infiltrazione entro una serie di fessure preesistenti nella roccia. É probabile che per la attuale superficialità della grotta, raccogliendovisi minori quantità di acqua, l'azione modellatrice abbia ad essere molto più rallentata di quando la copertura rocciosa era più potente. La scarsa quantità d'acqua che percorre oggi la grotta e lo scarico diretto attraverso un ampio imbocco che non consente rigurgiti, permettono di supporre che la morfologia attuale della grotta non debba essere soggetta a potenti o rapide evoluzioni per azione idrica.
Gli studi paletnologici e paleontologici condotti da vari Autori hanno dato reperti di un certo interesse, e forse potranno ancora darne altri scavando negli scarsi depositi dell'imbocco, ma il dilavamento delle acque ha asportato gli eventuali depositi principali. Pensiamo che se anche in epoche primitive la grotta era periodicamente percorsa da acqua, per la difficoltà che questa poteva creare alla abitabilità dell'ambiente interno e d'altra parte per il richiamo che essa esercita sulla fauna e sull'uomo, le tracce paletnologiche e paleontologiche debbano essere ricercate non nella cavità stessa, bensì nella zona pianeggiante immediatamente circostante l'imbocco, la più adatta ad essere abitata. Non ci risulta che finora sia stato sfruttato e nemmeno impostato un piano di ricerche in questo senso, che del resto non rientra neppure nei nostri campi di competenza.
Lo studio delle condizioni climatiche della grotta ci ha rivelato l'influenza esercitata dal corso d'acqua e soprattutto dalla circolazione dell'aria fra i due imbocchi, fatti che assoggettano l'interno a variazioni climatiche superiori a quelle di caverne orizzontali ma con un solo imbocco. Ciò ha importanza specialmente nei riguardi della fauna che vi è piuttosto scarsa anche se non mancano specie interessanti sia per l'ambiente terragnolo che per quello acquatico: vi si trova infatti in complesso il 12 % di specie troglobie, mentre il 54 % è dato dalle specie troglofile e il 34 % dalle troglossene, percentuali che non si discostano molto da una media comune nelle nostre cavità.
Lo studio della vegetazione ci ha portato per la prima volta nello studio biologico di una caverna, alla comparazione tra la distribuzione dei vegetali e quella degli animali nelle varie categorie biospeleologiche, rilevando come manchino specie vegetali sicuramente troglobie, mentre le troglofile sono una minoranza (30 %) rispetto alle troglossene che vi sono nominanti (70 %).
Nel complesso intendiamo dare a questi confronti un significato per ora solamente fenomenico, con l'intento di iniziare e stimolare una serie di studi che portino in futuro ad una visione più generale. Scarsi sono finora i dati pubblicati in tal senso e limitati alla fauna [Conci, C. 1951. Contributo alla conoscenza della speleofauna della Venezia Tridentina. - Mem. Soc. Ital., 30: 5-76; Franciscolo, M. 1951. La fauna della Arma Pollerà n. 24 Li presso Finale Ligure. Rass. Spel. Ital., 3 (2): 40-53; Moretti, G. P. 1945. Studi sui Tricotteri: XVIII. A quali categorie biologiche appartengono i Tricotteri delle caverne? - Atti Soc. Ital. Se. Nat. 84: 5-12.; Sanfilippo, N. 1950. Le grotte della provincia di Genova e la loro fauna. Club Alpino Italiano. Memorie del Comitato Scientifico Centrale, N. 2 pg. 96], mentre per la flora si hanno solo i dati raccolti da Tomaselli in una grotta francese [ Tomaselli, R. 1947. Notes sur la végétation des grottes de l'Hérault. - Ann. Spél. 2: 173-185 e comunicazione verbale]. L'argomento sarà oggetto anche di nostre future ricerche con larga collaborazione di studiosi italiani e stranieri.
Il complesso della fauna presente nella grotta ha una facies riconducibile al tipo noto per le grotte dell'Italia settentrionale e in modo particolare per le grotte di Lombardia. Gli elementi caratteristici in tal senso sono dati da Spelaeonethes Briani Arc., Polydesmus hessei Verh., Prionosoma Pavani Manfr., Trogloiulus mirus Manfr., Allegrettia sp., Laemostenus Schremersi insubricus Ganglb.
La vegetazione della grotta non si discosta molto da quella già studiata per altre cavità della Lombardia. Le Fanerogame sono quasi tutte situate nella parte più esterna della zona ospitante vegetazione; le poche che si spingono più addentro presentano le note interessanti modificazioni morfologiche. Due specie di Alghe (Scytonema mirabile (Dillwyn) Bornet e Trentepholia aurea Mart.) occupano grandi tratti delle pareti dell'imbocco, macchiandole con colori caratteristici: verde e bruno la prima (secondo la stagione), giallo e aranciato la seconda. I Licheni arrivano abbastanza in profondità, sopratutto nelle forme latebrarum, assieme a Muschi, più o meno modificati dall'ambiente precario. E' importante a questo riguardo la successione delle forme (dell’Eurynchium praelongum ssp. eu-praelongum che si trova progressivamente dall'esterno verso l'interno nella forma tipica, in quella laxa e in surculis filiformibus. Scarseggiano le Pteridofite e le Epatiche, come numero di specie; una di esse però, la Fegatella conica Corda, tappezza lunghi tratti del terreno accumulato tra i massi del pavimento e, qua e là, la base delle pareti.
Le varie specie animali e vegetali sono distribuite nelle categorie biospeleologiche secondo lo schema qui riprodotto che riassume i dati precedentemente esposti :
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BIBLIOGRAFIA
Riportiamo l'elenco delle opere che riguardano il Buco del Corno, tralasciando la segnalazione dei numerosi articoli di giornali ad eccezione di uno particolarmente importante. Per ogni opera citata sé ne segnala brevemente il motivo riferito ai Buco del Corno.
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