BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Poggiani R. 1994

DOCUMENTI > PALETNOLOGIA

Poggiani Keller Raffaella, 1991
Direttore Soprintendenza Archeologica della Lombardia.

LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE PREISTORICHE
DELLA GROTTA SEPOLCRALE «BUCA DEL CORNO» DI ENTRATICO

Nel panorama preistorico della Lombardia collinare e perialpina la Buca del Corno di Entratico appare come una delle scoperte "storiche" più note e precoci in quanto studiata fin dall’Ottocento, dopouna prima segnalazione apparsa nella Historia quadripartita di Celestino Colleoni, edita in Brescia nel 1617-1618.
Essa rientra nel novero delle non numerose grotte e ripari sepolcrali rinvenuti nella fascia collinare perialpina dell’Italia settentrionale — in Lombardia, Veneto, Trentino e Liguria — dove l’usanza del seppellimento collettivo in cavità appare preminente per tutta l’età del Rame (III millena.C.) fino agli inizi dell’età del Bronzo. Grotte e ripari isolati frequentati in questo periodo sono noti in ambito lombardo soprattutto nel territorio bergamasco dove essi si distribuiscono nelle principali valli: oltre alla Buca del Corno in Valle Cavallina, le grotte del Bus de la Scabla e Bus de la Corna Altezza in comune di Aviatico, lungo una via di collegamento tra Val Seriana e Val Brembana, il riparo del Canal de l’Andruna a Premolo in Valle Seriana, le grotte Bus del Tabac, di Andrea, del Paier/Edera, del Pussù e di Solmarina a Zogno in Valle Brembana, il Bus del Cunì di Berbenno e la grotta Corna Coegia a Locatello in Valle Imagna, il riparo della Val Merci a Castione della Presolana.
Le sepolture risultano localizzate in ambienti prevalentemente calcarei, a quote varianti tra i 200 e i 600 m s.l.m., in zone adiacenti ai fondo-valle o alle prime pendici montane. I soli resti funerari noti a quote più elevate sono tre individui rannicchiati — secondo un modello di deposizione più frequente nelle tombe singole della pianura — scoperti ai piedi di una parete rocciosa a ca. 1100 m in Vai Merci a Castione della Presolana.
Le sepolture in grotta o sotto riparo il più delle volte sono risultate sconvolte per l’uso prolungato del sito o per fattori esterni, principalmente per i deprecabili sterri provocati da ricerche non scientifiche. Quando invece lo scavo fu condotto con metodo, si osservò che i morti venivano, all’atto deUa deposizione, appoggiati sul terreno e non ricoperti di terra (è stato supposto per il Bus de la Scabla di Aviatico) oppure, per fare posto a nuove deposizioni, si raccoglievano in zone più interne delle cavità, in anfratti angusti o in ciste litiche, le ossa con una scelta discriminante di crani e ossa lunghe. Anche la semicombustione dei resti, ben nota nelle grotticelle venete di Bocca Lorenza e Cavaloni del Broion e, in Lombardia, proprio nella Buca del Como di Entratico, è da attribuire, insieme con la scelta discriminante di crani e ossa lunghe, al rituale funerario dell’epoca. Non è ancora chiaro se queste tombe collettive e plurime in cavità siano da attribuire a gruppi familiari, o a piccoli nuclei insediativi sparsi sul territorio nelle vicinanza di grotte e ripari. Gli studi antropologici condotti su alcuni complessi - in particolare quello di Bersaglio di Mori in Trentino - rilevando il carattere di similarità dei resti osteologici, sembrano suffragare la prima ipotesi, per altro accertata da analoghi studi condotti su coevi complessi funerari da grotticelle artificiali della Cultura del Gaudo in Campania. Accanto ai resti scheletrici veniva deposto il corredo, secondo modalità assai diverse da quelle diffuse nelle contemporanee sepolture individuali in fossa dell’area di pianura. Mentre in queste ultime si deponevano, ad accompagnamento del defunto nell’aldilà, principalmente oggetti legati all’attività personale del modo, nelle grotticelle e nei ripari furono collocati oggetti rituali da considerare offerte per un culto dei morti più che corredi di accompagnamento. Prevalgono infatti gli oggetti d’adorno personale (pendagli su denti di cervo, cane, lupo, cinghiale, maiale; anellini in marmo, calcare, calcite e steatite; conchiglie di conus, pectunculus e columbella forate, elementi di dentalium fossile; perle à ailettes; pendagli o elementi di collana in rame; etc.); più scarsi appaiono i recipienceramici e meno accurata è l’industria litica su selce (punte di freccia, semilune, elementi di falcetto e rari pugnali).
In questo senso trova giustificazione anche la presenza, varie volte rilevata nelle grotticelle lombarde, di resti faunistici da intendersi probabilmente come resti di banchetti funebri.
Tali caratteristiche contraddistinguono pure la Buca del Corno di Entratico, utilizzata nell’età del Rame per sepolture collettive distribuite in varie zone della cavità che, da tracce isolate nell’ambito dei reperti conservati, pare essere stata frequentata, come vedremo, anche nel precedente periodo neolitico. I più antichi resti di Ursus spelaeus, non risultando associati a manufatti, sono da riferire invece con probabilità a deposizione secondaria per eventi naturali.
Questa continuità d’uso sottolinea la rilevanza della Buca del Como nel contesto del popolamento antico della zona e si collega altresì alle intense tracce di frequentazione preistorica riscontrate all’esterno della grotta attraverso una capillare ricerca di superficie.

Storia delle ricerche

La grotta nel 1872 fu descritta nel “Bel Paese” da Antonio Stoppani che ne sottolineava anche l’interesse archeologico; successivamente fu a più riprese saggiata sia da appassionati locali sia da specialisti; mai tuttavia fu indagata con corretto metodo stratigrafico, così che la ricerca si qualifica come una semplice, reiterata, raccolta di reperti in più punti della cavità senza una registrazione puntuale del contesto. Sono venuti perciò a mancare dati preziosi per la conoscenza delle modalità di seppellimento (deposizione primaria e/o secondaria), semicombustione [selettiva?] dei defunti), del rituale funebre, dell’eventuale diverso uso - funerario e insediativo - della cavità nelle due epoche di frequentazione (Neolitico ed età del Rame), rilevabili dallo studio dei reperti; è mancata, infine, la ricostruzione paleoambientale che in altri siti bene indagati viene effettuata sulla base dei resti paleobotanici.
Alle ricerche ottocentesche del Forsyth Major, dello Spreafico e dello Stoppani entro il cunicolo iniziale a destra dell’ingresso fece seguito lo sbancamento operato nella medesima zona da F. Borra nel 1937 con una conseguente raccolta di frammenti ceramici, oggetti d’adorno e resti umani frammisti in un terreno nerastro ricco di carboni e resti organici; in anni più recenti il gruppo speleologico di Trescore Balneario portò alla luce una sepoltura, con relativo corredo, lungo la parete destra della cavità, a circa 30 m dall’ingresso, una inumazione forse recente nella sala detta a «del Campanile», un gruppo di inumati medioevali o post-medioevali nella parte più interna della cavità nei pressi di una frana e resti di Ursus spelaeus poco più oltre.
Nel 1970 fu pubblicata un’esaustiva disamina delle ricerche condotte in quasi un secolo nell’articolo di Ottavio Comaggia Castiglioni ed Enrico Pezzoli, Elementi di corredo dalle sepolture eneolitiche del «Buco del Corno» di Entratico (Bergamo), in Natura (Milano 1970, pp. 253-262); in quella sede gli Autori presentarono anche i reperti litici, ceramici e ossei conservati nelle collezioni museali bergamasche, descrivendo in particolare l’industria litica. Alcuni anni più tardi l’esame, condotto presso l’Università di Padova, dei resti scheletrici umani, scoperti a seguito delle ricerche del gruppo speleologico di Trescore Balneario, rivela la presenza di quattro individui (2 maschi e 2 femmine) e di cinque bambini e fanciulli di due! tre anni, tre/quattro, dieci, undici e dodici anni.

vedi anche Fusco V. - Poggiani Keller R. (data non reperita)
AGGIORNAMENTI SULLA PREISTORIA DELLA LOMBARDIA PREALPINA
p. 36 - Eneolitico - Bronzo antico

Raffaella Poggiani Keller, direttrice della Soprintendenza Archeologica della Lombardia

Asce in pietra levigata. L'ultima in basse a destra, di forma trapezoidale e di ridotte dimensioni, è in giadeite, roccia presente nel tratto meridonale delle Alpi Piemontesi ed esportata a partire dal Neolotico fino in Britannia.L'industria litica della Buca del Corno: punte di freccia, elementi di falcetto destinati ad essere immanicati in supporti di osso o legno, frammento di pugnale.





I reperti

Gli elementi di corredo delle sepolture, per quanto di provenienza etee certamente frutto di una scelta selettiva che aveva privilegiato gli oggetti interi, denotano una prevalenza dell’industria litica e degli oggetti d’adorno, per lo più costituiti da vaghi di collana in calcare, su classi meno rappresentate quali la ceramica. I reperti in pietra, alcuni dei quali recano tracce di alterazione dovute al calore (forse da collegare alle tracce di semicombustione presenti su taluni resti umani), comprendono una serie di strumenti d’uso quotidiano in selce scheggiata, una punta di freccia elissoidale in selce grigia, sei punte con accurato ritocco bifacciale e peduncolo, tre raschiatoi foliati doppi (elementi di falcetto) e un framdi pugnale di cui si conserva il codolo di immanicamento — e ben quattro asce in pietra levigata e un lisciatoio in pietra nera .
Una delle asce, di forma trapezoidale e di ridotte e dimensioni e quindi non funzionale, è in giadeite, un materiale esistente nelle Alpi piemontesi meridioed esportato, a partire dal Neolitico, fino in Bri(8), a testimonianza della diffusione su lunghe distanze del commercio di prodotti finiti e di materia prima.
Gli oggetti d’adorno, la cacome si è detto, più rappresentata nelle sepolin grotta dell’Italia setsono esclusiin pietra e osso. Compaiono numerosi gli anellini in calcare (ben 182 conservati!) e una rara perla à ailettes, pena lobi distinti di fortriangolare e divergendiffuso nella Francia meridionale e presente in Italia in rari esemplari che si attestano, come confipiù orientale, proprio nel territorio bergamasco.
L’attività di caccia delle popolazioni eneolitiche è inoltre contrassegnata qui da alcuni pendenti ricavati da quindici canini animali, prevalentemente di sus.
Commerci su più vasto raggio, come per l’ascia in giadeite, sono indiziati da alcuni frammenti di conmarine.
Tra i materiali archeologici raccolti nella Buca del Corno, la ceramica offre, ad una revisione di recente effettuata su tutto il complesso, riconsiderato nel più generale contesto della Lombardia orientale (9), le magnovità per un tentativo di seriazione cronologica.
Proprio nei frammenti ceramici sono rappresentate almeno due distinte fasi di frequentazione della grotta, in netta disconà tra loro. Ad una prima fase nel Neolitico (IV millennio a.C.) sono da attribuire, in partiil frammento di parete con cordone orizzontale a doppie tacche e il frammento in ceraminera lucida decorato con un motivo a lisca di pesce inciso: sono elementi isolati ma tipologicamente significativi di una precoce frequentazione delgrotta. La restante ceramica, tutta pertinente a recipienti di impasto grossolano, si inserisce invece nella successiva fase eneolitica di uso sepolcrale della cavità con forme andi tradizione neolitica lagozziana, accanto a motivi denuovi quali la banda campita a tratteggio nello stile diffuso in alcune stazioni coeve bresciane, quella di Manerba in particolare.
La grotta Buca del Como, sito di precipuo interesse scientifico, seppure ormai esaurito, acquista ulteriore rilievo nel contesto di recenti rilevanti ritrovamenti di insediamenti, grotticelle e frequentazioni sporadiche dell’età del Rame rilevati con la ricerca di superficie e scavi stratigrafici nella media Valle Cavallina, nella vicina zona di Trescore Balneario, dove dal 1984 è in corso di scavo una vasta zona di culto funerario, con fossati circolari e tumuli sepolcrali, frequentata dal Neolitico Medio a tutta l’età del Rame, fino alla sua fase conclusiva detta del Vaso campaniforme (10). Alla luce di tali eccezionali scoperte, che trovano puntuali confronti con i siti a tumuli da tempo noti nelle pianure del Reno e del Meno e in Inghilterra, potrà essere importante nel futuro estendere le ricerche anche all’area situata intorno alla grotta Buca del Corno di Entratico che, ad una ricerca di superficie, risulta intensamente frequentata nel medesimo periodo. Proprio dal raffronto tra due diversi modi di seppellire — in vasti tumuli a sepoltura individuale sul modello dell’Europa centrale, e in grotta a con sepolture collettive, secondo la tradizione locale — potrebbe derivare una più approfondita conoscenza dei modelli di popolamento della zona e delle relazioni culturali intercorrenti anche con aree lontane.


Per l’inquadramento generale vedasi: POGGIANI KELLER R, L’età del Rame, in Archeologia in Lombardia, Milano 1982, pp. 39-50 e POGGIANI KELLERR. Gli aspetti sepolcrali dell’area alpina centrale, in ASPES et Al., L’età del Rame nell’Italia settentrionale, Atti Congresso Internazionale L’età del Rame in Europa, Viareggio 1987, in Rassegna di Archeologia, 7, Firenze 1988, pp. 441-
2- Lo studio delle grotticelle di Zogno, unitamente al repertorio e relativa bibliografia sui siti dell’età del Rame del Bergamasco qui citati è in POGGIANI KELLERR., La sezione archeologica del Museo della Valle, Zogno 1980; successivamente furono pubblicati, sul Bus de la Corna Altezza di Aviatico, PEZZOLIE.- CALEGARI C, La cavità carsica Bùs de la Corna Altezza (1006 LO-BG), in Natura Bresciana, 16, 1979, pp. 243-261, e, sulla Corna Coegia di Locatello, BASEZZI N.- SALVI G., Cavità di Corna Coegia (Valle Imagna) - Scoperta di una nuova diramazione con ritrovamenti paleontologici ed archeologici, in Atti XI Convegno di speleologia Lombarda, 1984.
CAPITANIO M. A., in Avanzini M. et Al., Bersaglio di Mori (Dati e ricerche), Annali dei Musei Civici, Rovereto 1985, pp. 2346.
- Reperti litici inediti conservati presso la Soprintendenza Archeologica (raccolta di A.Rinaldi).
STOPPANI A., Il Bel Paese, ed. 1897, pp. 358-371.
CAFFI E., Sepolcreto neolitico nella Buca del Corno in Val Cavallina, Rivista di Bergamo, 17,1938, pp. 68 - 71;
- CORRAIN C. - ERSPARMER G. Matériels ostéologiques humains de depéts Eneolithique-Bronze du Bergamasque (Italie), 1979.
BARFIELD L.H., Patterns of Norfh Italian trade 5000-2000 b. C. BAR. 102,1981, pp. 27-51
- Lo studio, ancora inedito, è in POGGIANI - KELLER R., Repertorio dei siti dell' età del Rame nella Lombardia occidentale (1986).
Relazioni preliminari,a cura della scrivente, sono comparse dal 1984 in NSAL (Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia),



I frammenti ceramici trovati nella Buca del Corno di Entratico.
Attraverso i reperti ceramici sono distinguibili due fasi distinte di frequentazione della grotta, una neoltitica (IV millennio a.C.) a cui sono riferiti i frammenti in alto a destra (decorati a tacche ed a lisca di pesce) e l'altra eneolitica di uso sepolcrale.
In basso a destra una perla "à ailettes" in calcare, elemento di collana.

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