BUCA DEL CORNO - ENTRATICO


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Pavan M.fauna - 5

DOCUMENTI > INTERESSE MULTIPLO

OSSERVAZIONI BIOLOGICHE

In varie riprese furono condotte ricerche in questa grotta per la stesura del presente lavoro :
14 febbraio 1939: osservazioni e raccolte faunistiche (Mario Pavan e R. Scossiroli).
5, 6, 7 e 8 gennaio 1942: osservazioni e raccolte faunistiche (Mario e Mirte Pavan).
15 luglio 1951: osservazioni e raccolte faunistiche e floristiche (Mario Pavan, R. Scossiroli - R. Tomaselli).
23, 25 agosto 1951: osservazioni floristiche (R. Tomaselli).
In buona parte i risultati delle osservazioni faunistiche del 1939 sono stati pubblicati (50) e qui vengono ripresi e completati con i dati raccolti successivamente. Le osservazioni sulla flora della caverna sono invece completamente nuove poiché la grotta non era mai stata studiata sotto questo aspetto.
Esponendo i risultati delle nostre osservazioni faunistiche teniamo naturalmente conto di quanto ebbero a pubblicare anche studiosi che visitarono la grotta a questo scopo, o che comunque ne studiarono la fauna. Ci piace qui ricordare come i più antichi riferimenti alla fauna della caverna risalgono addirittura al 1796, 1807 e 1818, quando Mangili occupandosi del letargo dei pipistrelli segnala la presenza in grotta di molti insetti volanti (Tipula linnei, Falene, sic) che suppone servano di preda ai Chirotteri. I Chirotteri abitanti la grotta, e di cui troviamo il deposito di guano essiccato nella Galleria asciutta, hanno impressionato anche Stoppani che in "Il Bel Paese" (1875) ne parla a lungo descrivendo la visita alla grotta; Senna nel 1891 segnala per il Buco del Corno
Vespertilio murinus Schr.
Solo nel nostro secolo troviamo le prime citazioni faunistiche delle osservazioni dirette (Boldori) e dei risultati ottenuti dagli specialisti nello studio della fauna raccolta da Boldori e da Ghidini.

FAUNA

Fauna terrestre. L'ampio imbocco orizzontale per una quindicina di metri almeno, ha le caratteristiche di un tipico riparo sotto roccia e, per conseguenza, non offre un habitat adatto alla fauna prettamente ipogea; il clima quivi è condizionato dagli agenti climatici esterni, e per di più l'atmosfera ambientale si trova di continuo agitata pel potente respiro della cavità, ed il terreno è periodicamente sommerso e dilavato dalle piene del corso d'acqua che percorre la grotta. Tutti questi elementi sono certamente sfavorevoli rispetto all'abitabilità da parte di una buona fauna troglobia che, nelle proprie naturali condizioni di vita, si dimostra essere accentuatamente eustenobia per gli ambienti anemoscopicamente negativi e climaticamente stabili.
Qualora non esistessero fattori limitanti o inibitori, l'ampia bocca potrebbe esercitare un potente richiamo verso l'interno per gli organismi troglofili, e se questi nella grande maggioranza non appartenessero al microgenton, si potrebbe assistere a spostamenti di animali, per quanto limitati d'estensione, verso la grotta o da questa all'esterno, secondo il vario succedersi delle condizioni climatiche esterne. Tale meccanismo biologico non può invece avvenire nel Buco del Corno, poiché tanto l'imbocco orizzontale quanto la zona di galleria che gli succede non offrono condizioni d'habitat propizie alla fauna edafofila. Periodiche migrazioni potrebbero piuttosto avvenire per le popolazioni limnobie, ma anche per queste in forma ridotta, in quanto essendo per solito legate alla vegetazione subacquea, non possono spingersi oltre quel punto in cui l'insufficienza di illuminazione ambientale impedisce la funzione clorofilliana e quindi l'esistenza della flora acquatica. I rilevamenti eseguiti il 23 agosto 1951 mostrano che a soli 25-30 metri dalla soglia dell'imbocco orizzontale cessano le condizioni di illuminazione minimale per la vegetazione idrofila periodicamente sommersa.
Per questi motivi si può ritenere che l'ambiente interno sia biologicamente isolato dall'esterno via imbocco orizzontale, per una generale impossibilità di immigrazione di faune esterne microgentoniche o limnobie anche se accentuatamente troglofile. Permane la possibilità di immigrazione di rari elementi parietali (ad es. Aracnidi) di organismi a trasmigrazione aerea (Tricotteri, Ditteri, Lepidotteri, ecc.) e dei " clasibionti ", intendendo compresi in tale denominazione i certamente numerosi animali che vivono esclusivamente nelle micro-fessure della roccia, e dei quali conosciamo finora solo qualche raro rappresentante classificato grossolanamente tra i troglobi senza una particolare distinzione per il vero habitat estremamente specializzato. Nessuno di tali elementi risultò presente in grotta, se si eccettua Allegrettia la cui estrema rarità ha fatto ripetutamente supporre che si tratti di un clasibionte eccezionalmente presente nelle grotte.
Senza voler dare un eccessivo valore alla estrema povertà della fauna microgentonica nell'interno della grotta, si può ritenerla come relativa dimostrazione che, per tali complessi faunistici, l'ipotesi del relativo isolamento biologico nell'interno, abbia valore reale oltrecché teorico.
I pochi rappresentanti del microgenton trovati in grotta sono in grande prevalenza euribionti e quindi, come tali, non strettamente cavernicoli; in particolare la presenza di
Androniscus, Miriapodi, Collemboli e Dendrobaena, può anche essere dovuta in parte a convogliamento passivo operato dalle acque, oppure può essere avvenuta per trasmigrazioni nelle microfessure del calcare; a sicuro trasporto passivo dev'essere riferita la presenza dei Molluschi, troglosseni nel senso più ampio, dei quali si rivennero solo nicchi privi dell'animale commisti a frustoli vegetali depositati dalle acque ai margini del torrentello. Indipendentemente da questi fatti si può pensare che il Coleottero Leptinus, avente tutte le caratteristiche somatiche di un ectoparassita di piccoli Mammiferi (fu rinvenuto in nidi di Talpa) possa essere stato introdotto da tali animali per i quali le possibilità di immigrazione in grotta sono illimitate. Un elemento sicuramente interessante è dato invece da Allegrettia, Carabide troglobio noto finora solo di alcune grotte della regione compresa tra il Lago di Iseo e il Lago di Garda, mentre il troglobio Spelaeonethes Briani Arc. e l'eutroglofilo Nesticus eremita italicus Di Cap. sono frequenti e diffusi nelle grotte dell'Italia settentrionale. Da segnalare anche la cattura di una specie nuova troglossena o troglofila di Prionosoma e Trogloiulus mirus Manfr. troglobio.
Bisogna rilevare che l'osservazione della fauna della zona di imbocco orizzontale si è rivelata sempre molto povera oltre che atipica. Più complessa è invece la fauna della base del Pozzo assorbente, ma anche in questo caso non abbiamo osservato l'esistenza di componenti di particolare interesse almeno nelle visite del 1942 e 1951. Anche la base del Pozzo assorbente è soggetta a periodiche innondazioni che riducono notevolmente le possibilità di insediamento di stabili associazioni faunistiche.
ANELLIDI : Dendrobaena subrubicunda Eis. (50). rinvenuto quivi come cavernicolo per la prima volta e poi segnalato anche in una grotta nei dintorni di Lovere e nel Trentino [Scossiroli R. 951. Dati catastali e notizie faunistiche sulle grotte dell'alto Sebino bergamasco. - Rassegna Speleologica Italiana, 3: 35-38. Conci C. 1951. Contributo alla conoscenza della speleofauna della Venezia Tridentina, Mem. Soc. Ent. It. 30: 1-76]
CROSTACEI ISOPODI: Androniscus dentiger Verh. 6 (femmine 2) presente specialmente sul guano della Galleria asciutta (9, 10, 11, 12, 50, 72), Spelaeonethes Briani Arc., diffuso in Lombardia e in Trentino, presente in varie parti umide ed alla base del pozzo assorbente (11, 50, 72).
ARACNIDI: Nesticus eremita italicus Dì Cap. 1 iuv., frequente nelle grotte italiane (25, 50), Meta merianae Sc. e Tegenaria sp. presenti soprattutto ai due imbocchi (9, 50), riscontrati anche nelle visite del 1942 e 1951, frequenti nelle grotte in genere.
ACARI : Liponyssus natricis Gerv. parassita di pipistrelli.
CHERNETIDI : ancora in corso di studio.
MIRIAPODI : Polydesmus (Aneumeritius) hessei Verh. caratteristico come epigeo dei dintorni del Lago d'Iseo, e trovato in grotta (anche forme larvali) della provincia di Brescia (38, 50). Nematophora larva (38, 50), Scutigerella sp. 1 es., e la specie tipica di questa grotta Prionosoina (Bergamosoma) Pavani Manfr., ?? (39).
COLLEMBOLI: Onychiurus fimetarius L., Tomocerus minor Lubb. nel terreno degli imbocchi,
COLEOTTERI: Trechus Fairmairei Pand. (larve e adulti) rinvenuto alla base del Pozzo assorbente anche nel 1951 (7, 8, 50, 72) ; Laemostenus Schreibersei citato da Schatzmayr (60), precisato da Barajon (2) nella ssp. insubricus Gauglb ; Cychrus italicus Bon, all'imbocco orizzontale (1951).
Nella visita del 1942 si rinvenne all'estremità della Galleria dell'argilla un esemplare di Allegrettia sp. [Det. J. Jarrige, Paris]. II gen. Allegrettia è noto per le due specie troglobie della provincia di Brescia (A. Zavattarii Ghid. e A. Boldorii Jeann.). Il rinvenimento nel Buco del Corno allarga inaspettatamente verso occidente l'areale di questo genere di Trechino molto interessante e raro.
Philontus (Gabriuis) astutus Er. [Det. J. Jarrige, Paris]. Stafilinide rinvenuto durante la visita del 1939, non segnalato come cavernicolo. Leptinus testaceus Mull., vagante nel guano della Galleria asciutta (1939) ove fu precedentemente trovato anche da Boldori (8, 50, 72).
DITTERI: [ Det. E. Seguy, Paris]. Nella pozzanghera terminale larve di Tipula sp. (1939 e 1951). Nel detrito vegetale dell'imbocco orizzontale larve di Trichocera sp., Chloromya sp. e ninfe di Anthomydae (1939).
MOLLUSCHI: Pagodulina pagodula Des Moul.?; Agardhia Ferrari Porro (esemplare deteriorato); Helicodonta angigyra Ziegl,, Euomphalia strigella Drap., Cochlostoma, sp. ; Oxychilus sp., del quale furono trovati nel 1939 solamente alcuni nicchi, e qualche giovane nel 1951 (50).
ANFIBI URODELI : Hydromantes genei Sch., italicus Dunn. femmina ovigera, citato da Giacomelli che riferisce di averlo quivi raccolto nel luglio 1893 come pure in altre località della provincia di Bergamo. Il reperto non è più stato riconfermato e deve essere considerato almeno in modo dubitativo.
MAMMIFERI : Neomys fodiens Pallas. Nessuna traccia di recente soggiorno di CHIROTTERI nelle visite del 1939, 1942, 1951. Il guano essiccato e troficamente esaurito esistente nella galleria sopraelevata della parte centrale della grotta risultò quasi privo di fauna. Numerosi Autori ricordano genericamente l'esistenza di pipistrelli nella grotta: Senna (61) ricorda Myotis myotis (Bork.) (Vespertilio murinus Schr.).

Fauna acquatica

Più interessante risulta lo studio del corso d'acqua di questa cavità. Il rivolo nella zona dell'imbocco orizzontale scorre su un fondale di natura varia, dal calcare nudo all'argilloso; però la vegetazione acquatica vi è scarsa e in dipendenza vi è scarsa anche la popolazione animale. Questa, naturalmente, è costituita essenzialmente da forme troglossene, non legate alle condizioni di vita offerte dall'habitat se non per quel tanto che dipende dalla attenuata esposizione alla luce diurna e dalla minore escursione termica dell'acqua rispetto al corso epigeo. Anche per questi limnonti valgono in un certo senso le osservazioni fatte a proposito del microgenton, e, non considerandoli cavernicoli, ne tralasciamo la citazione.
É invece opportuno mettere qui in rilievo la singolare distribuzione dei complessi faunistici idrobii riscontrata lungo il percorso della grotta, poiché oltre ad avere un sicuro valore biologico ha servito a far prevedere con notevole precisione le caratteristiche di provenienza dell'acqua sotterranea, come è esposto più oltre.
Dalla zona dell'imbocco orizzontale a troglosseni, si passa a tutta la parte media afotica nella quale scompaiono completamente (salvo sporadica presenza di larve di
Tricotteri un Coleottero Ditiscide e larve di Salamandra) per lasciare la dominanza pressoché assoluta ai veri troglobi, cioè Niphargus e ad un Triclade bianco latteo, ad un primo esame non riconoscibile come una delle specie note comuni, ma che non è stato più studiato. Verso l'estremità interna della Galleria terminale ricompaiono forme troglossene che vanno costituendo una popolazione gradualmente più compatta, fino a raggiungere un massimo di addensamento nella pozzanghera terminale, alimentata da un velo d'acqua scendente dalla parete. La fauna di quest'ultima zona assolutamente afotica è del tutto paragonabile a quella di un imbocco, o addirittura di una banale limnosede epigea: essa comprende infatti larve di Tricotteri, di Ditteri, imago di Hydraeninae e Ditiscidae (Coleotteri), larve di Salamandra, ecc.
La concentrazione di tali organismi in questa biosede, non è concepibile come fatto d'elezione, essendo in contrasto con le loro necessità vitali, né può essere avvenuta via imbocco orizzontale dato che le possibilità di simile provenienza sono etologicamente precluse dal lungo tratto intermedio inospitale per tali organismi. Questa osservazione compiuta nella visita del 1939, fece supporre a Pavan (50) che la fauna di tale zona terminale non provenisse dall'esterno via imbocco orizzontale, bensì dalla direzione contraria per convogliamento idrico passivo da una normale e non lontana sede epigea; dalla stessa sede epigea dovevano certamente provenire anche i frustoli di vegetali ed il terriccio che copriva il fondale del piccolo bacino. In caso contrario gli animali che vi si trovarono viventi, difficilmente avrebbero potuto sopportare un lungo tragitto e giungere alla grotta in condizioni vitali. A meno che le fonti di alimentazione del velo d'acqua stillante non fossero multiple, bisognava osservare che il percorso dall'esterno all'ambiente ipogeo doveva essere con molta probabilità lungo quel tanto da permettere un innalzamento della temperatura rispetto a quella dell'acqua esterna. Questa supposizione veniva convalidata dai dati termometrici, dai quali risultava che la temperatura dell'acqua al termine interno della grotta era la più elevata (9°5), e andava diminuendo verso l'imbocco fino ad un valore minimo (7°) ; inoltre i valori termometrici dell'aria (7°) e del terreno (3°5) all'esterno davanti all'imbocco orizzontale comparati con le temperature dell'aria e del terreno in grotta, che erano più elevate, venivano allora considerati come probatori che la temperatura dell'acqua epigea doveva essere stata di parecchio inferiore a quella riscontrata all'estremità interna della cavità (Galleria terminale) per cui sembrava che le supposizioni sulla sua derivazione e sulla lunghezza del percorso acquistassero piena ragione d'essere.
Nella visita compiuta da Pavan e Scossiroli il 14.2.1939 durante la quale furono fatte lo osservazioni surriferite, la esplorazione si arrestò all'estremità della Galleria terminale e non si poterono effettuare ricerche sul terreno esterno sovrastante a questa zona della grotta. Nell'esplorazione del 5-8 gennaio 1942 compiuta da Mario e Mirte Pavan per l'esecuzione del rilievo, le ricerche furono condotte anche all'esterno e si trovò l'imbocco di un ampio Pozzo assorbente che per l'ubicazione lasciava supporre di corrispondere all'estremità della Galleria terminale. Il pozzo assorbiva un rigagnolo d'acqua epigea. La discesa nel pozzo portò fino all'imbocco di un piccolo cunicolo in cui si potè penetrare essendo in gran parte ostruito dall'acqua che vi penetrava e scompariva: l'esplorazione perciò dovette essere rinviata. Il 15 luglio 1951 fu possibile discendere dal piccolo cunicolo nella sottostante Galleria terminale compiendo così il congiungimento fra il Pozzo assorbente e la parte orizzontale della cavità. In questa occasione si rivelarono esatte le interpretazioni dedotte dalle surriferite osservazioni del 1939. poiché si potè riscontrare che l'acqua assorbita dal pozzo entra nella grotta mescolandosi anche ad acqua di altra provenienza ipogea, la quale persiste nella stagione estiva anche quando il rigagnolo epigeo è prosciugato. Fu riscontrato che il rigagnolo epigeo assorbito dal pozzo costituisce la via di convogliamelo passivo della fauna acquatica epigea trovata all'estremità interna della Galleria terminale. Una fauna di tipo completamente epigeo venne riscontrata in questo punto della grotta in tutte tre le visite del 1939, 1942 e 1951.
Gli organismi raccolti nella cavità, oltre a quelli genericamente citati per la pozzanghera terminale sono :
PLATELMINTI: vari individui di un Triclade dalla facies di vero troglobio, non studiato (50).
ANFIPODI : Nipharyus stygius stygius Schiodte in tutta la grotta tranne l'imbocco. Rinvenuto prima da Boldori e citato da Ruffo (59). Riscontrato presente nel 1939, 1942 e 1951.
TRICOTTERI : Tinodes sp. e Micropterna sp. larve raccolto nelle visite del 1939, 1942 e 1951.
MOLLUSCHI : Pisidium (es. deteriorato) raccolto nei frustoli vegetali depositati dalla piena, ad un metro sopra il livello dell'acqua, il 14.2.1939 (50).
ANFIBI URODELI : larve di Salamandra maculosa Laur., spingentesi anche ad un centinaio di metri dall'imbocco orizzontale e perfino nella pozzanghera terminale (1939, 1951) (50).

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